«Così sono finito a bagno per colpa d’uno yacht che non ho»

Cappello bianco, mascherina sulla bocca e una maglietta piena di scritte, come a dire «sto muto, ma voglio che la mia brutta storia la leggiate da soli». Si è presentato così ieri all'inaugurazione del Salone Nautico, Sergio Picone, imprenditore siciliano, per denunciare la sua odissea, cominciata proprio alla Fiera di Genova in un ottobre di dieci anni fa.
«Nel '99 sono venuto da Palermo in Liguria a ordinare e acquistare una barca a vela Dufour da cinquanta piedi - spiega l'uomo, che ha inscenato per tutto il giorno una protesta pacifica e silenziosa proprio davanti all'area espositiva del cantiere, all'epoca francese, ma oggi in mano italiana - peccato che dopo un anno mi abbiano scritto per dirmi che si erano dimenticati di costruirla e di andarmene a prendere un'altra, già pronta, a Barcellona». E questo è solo l'inizio di una disavventura che ha letteralmente avvelenato la vita dell'imprenditore e che dura ancora oggi. «In Spagna ho trovato ad aspettarmi un prodotto diverso, usato e senza accessori, che ho portato in Sicilia con grande difficoltà perché imbarcava addirittura acqua - continua Picone - poi si è scoperto che il telaio era stato contraffatto e sono partite le prime denunce». Intanto però l'uomo non ha smesso di pagare le rate dovute alla Banque Populaire de la Côte d'Azur, con cui aveva stipulato il contratto di leasing, fino a quando, in un garbuglio di querele e diffide legali, la barca non è stata sequestrata. «Mi hanno addirittura portato via gli effetti personali che avevo lasciato all'interno - dice ancora l'uomo, ad oggi senza yacht e senza neanche i 362mila euro che sostiene di aver versato - e sono anni e anni che va avanti senza esiti il processo civile, sia nei confronti della banca, sia dell'importatore italiano che del cantiere». I costruttori però non ci stanno a passare da produttori di sogni a fabbricatori di incubi, e rigettano ogni accusa. «In questa vicenda noi non c'entriamo più nulla - sostiene Salvatore Serio, presidente della Dufour Yachts La Rochelle, che conferma di essere in causa con l'imprenditore - la barca non era usata, il signore ha firmato l'accettazione del prodotto e ormai è una questione tra lui e la banca poiché non sono più state pagate le rate del leasing». «Io non ho versato gli ultimi euro solo perché sono stato preso in giro - controbatte l'uomo, provato da anni di contesa, e rilancia - l'istituto di credito si è pure arricchito alle mie spalle rivendendosi successivamente lo yacht».
Per Picone quella di ieri non è la prima protesta al Salone Nautico: già durante la scorsa edizione aveva cercato di sensibilizzare consumatori e visitatori raccontando a gran voce la sua storia e mostrando tra gli stand un cartello illustrativo, ma era stato allontanato poiché l'iniziativa violava il regolamento. Quest'anno ha deciso di riprovarci in due modi: all'interno del quartiere espositivo con una maglietta-denuncia e all'esterno con una distribuzione di gadget e volantini informativi.

«Spero che tutto questo serva a farmi uscire da una situazione che è davvero terribile», confessa, garantendo che non si perderà neanche un giorno di manifestazione, mentre la Dufour, di fronte agli sguardi sbigottiti di quanti si fermano a leggere la pancia e la schiena dell'imprenditore, sta già valutando una citazione per danni.

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