Cresce il popolo "no canone". Piovono migliaia di adesioni

Anche ieri la casella mail del "Giornale" è stata presa d’assalto dai lettori che aderiscono alla nostra campagna: basta con l’abbonamento Rai che finanzia programmi faziosi

Cresce il popolo "no canone".  Piovono migliaia di adesioni

Migliaia di adesioni. Circa 6500 nel tardo pomeriggio, la maggior parte - 4395 - arrivate via mail sull’indirizzo dedicato ad hoc - nocanone@ilgiornale.it - molte, circa 2000, anche sulla casella di posta elettronica del Giornale. E poi fax, lettere recapitate a mano. Il tutto solo ieri, quindi in aggiunta alle migliaia del giorno prima. Il tutto in continua evoluzione. Messaggi brevi, semplici «ok ci sto». Ma anche sfoghi più articolati, contro una tassa, quella imposta dalla Rai attraverso il canone, che viene vissuta dai più come un sopruso. Insomma, una valanga. Un popolo «no canone» agguerrito e arrabbiato che si sta mobilitando per dire basta a questo balzello obbligatorio.

Una forma di protesta che coinvolge indifferentemente vip e gente comune. Sì, perché accanto ai personaggi celebri del mondo della cultura, dello sport, dello spettacolo - dal regista Franco Zeffirelli al campione di ciclismo Francesco Moser - sono tanti gli italiani stufi del canone che ci hanno scritto per dire la loro. Anche dal mondo dell’economia si levano voci critiche sull’obiettività della tv di Stato.

«Il programma “Annozero” – tuona il banchiere Sergio Merisio (Capital Money) – è uno spot anti-governo. Non è giusto. Assisto alla trasmissione solo per vedere a quale livello si arriva. Se si paga un canone bisogna ricevere un servizio a 360 gradi, la tv di Stato deve dare quello che gli altri non offrono e sempre di alto profilo. Il canone non dovrebbe essere pagato.

Bisogna mettere la Rai alla pari di Mediaset, che non fa pagare nulla». Perplesso Nicola Ciniero, ad di Ibm Italia: «La Rai dovrebbe fare servizio pubblico se vuole farsi ancora pagare il canone. Tutti possono invece vedere quale sia l’attuale programmazione».

Di doppiopesismo parla l’imprenditore Tony Fassina, dell’omonimo gruppo: «Mi fa piacere che la Rai esista, ma è anche vero che ci troviamo di fronte a un orientamento eccessivamente

politicizzato. È un servizio pubblico al 50%, che se la gioca, per il restante 50%, con le reti Mediaset che però vivono di pubblicità. La soluzione è privatizzare. Il canone? Contrario, solo allora si difenderanno da soli».

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