"Borse piene di banconote". L'eurodeputata Kaili arrestata in flagranza

Durante la perquisizione della sua abitazione, le autorità belghe avrebbero trovato sacchi pieni di contanti. Così è scatto il fermo per la vicepresidente del Parlamento Ue

"Borse piene di banconote". L'eurodeputata Kaili arrestata in flagranza

Arrestata perché colta - si presume - in flagranza di reato. La vicepresidente del Parlamento europeo, Eva Kaili, è stata dichiarata in stato di fermo dopo perquisizione che le autorità belghe avevano compiuto ieri (9 dicembre) nella sua abitazione. Secondo quanto riferisce il quotidiano L'Echo, nella casa dell'esponente socialdemocratica di origini greche sarebbero stati infatti trovati "sacchi di banconote". La circostanza avrebbe quindi indotto la procura federale a far scattare il provvedimento detentivo nell'ambito dell'inchiesta per presunta corruzione dal Qatar.

La perquisizione e l'arresto

La flagranza di reato è l'unica condizione che permette all'autorità giudiziaria di fermare un eurodeputato, senza prima ottenere l'autorizzazione dal Parlamento europeo per la sospensione della sua immunità. L'ammontare dei soldi rivenuti - pare - nell'abitazione non è stato ancora quantificato. Eva Kaili ha così trascorso la notte in stato di detenzione, in attesa di essere ascoltata - come le altre quattro persone arrestate ieri - da un giudice che deciderà su eventuali mandati di cattura. Il quotidiano belga L'Echo riporta che sarebbe stato fermato anche il padre della vicepresidente, mentre cercava di partire con una borsa piena di banconote.

Lo scandalo Qatar

La procura federale belga non ha formalmente confermato i nomi degli arrestati, ma sottolinea che si tratta di "personalità con posizioni strategiche". Secondo le informazioni riportate dall'agenzia di stampa greca "Ana-Mpa", inoltre, sarebbe stato arrestato pure il compagno dell'esponente politica, Francesco Giorgi, in passato assistente parlamentare di Antonio Panzeri, ex europarlamentare del gruppo S&D che analogamente risulta fra le persone fermate nella maxi operazione della polizia belga. Le altre persone arrestate sarebbero Luca Visentini, segretario generale della Confederazione internazionale dei sindacati (Ituc), e Niccolò-Figa Talamanca, direttore dell'Ong " No Peace Without Justice ".

Inoltre, secondo quanto riferiscono fonti di agenzia, davanti alla Corte d'Appello di Brescia si è tenuta stamani l'udienza di identificazione, ossia la convalida dell'arresto, di Maria Colleoni e Silvia Panzeri, moglie e figlia dell'ex eurodeputato Antonio Panzeri, fermate ieri sera nell'abitazione di famiglia a Calusco d'Adda (Bergamo) in esecuzione di un mandato di arresto europeo. Le due donne sono ritenute "pienamente consapevoli" dell'attività contestata al marito e padre e "persino del trasporto di doni". Madre e figlia sarebbero inoltre menzionate "nella trascrizione di intercettazioni telefoniche" durante le quali l'ex europarlamentare aveva commentato "la consegna dei doni" di cui sarebbe stato "a quanto pare" il beneficiario.

Il terremoto nel partito socialista greco

Le accuse mosse dalla procura federale belga sono pesanti: secondo gli inquirenti, gli indiziati avrebbero tentato di influenzare le decisioni economiche e politiche del Parlamento europeo a favore di un Paese del Golfo. Secondo ricostruzioni di stampa, potrebbe essere il Qatar. Tra i nomi coinvolti dallo scandalo, quello di Eva Kaili è senza dubbio uno dei più pesanti, in quanto collegato ai sospetti che la presunta corruzione fosse arrivata anche ai vertici delle istituzioni Ue. E ora il partito socialista greco (Pasok-Kinal) chiede che la propria esponente rinunci al suo seggio. Lo riferiscono fonti del partito riprese dai media ellenici.

"C'è pressione all'interno del partito affinchè Kaili rinunci al suo seggio al Parlamento europeo", ha fatto trapelare un membro del movimento politico.

"Per il momento non intende rinunciare al suo seggio perchè sa che ciò comporterebbe la revoca della sua immunità parlamentare", avrebbe aggiunto un'altra fonte. Già nella giornata di ieri il partito socialista greco (Pasok-Kinal) aveva comunicato che la vicepresidente era stata "espulsa" dalla forza politica.

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