Il "mantra sessuale", l’urina, il processo. Morto il santone imputato per violenze

È morto Pasquale Gaeta, imputato con diversi capi d’accusa nel caso legato a una presunta organizzazione settaria: ora il processo finirà

Screen Fuori dal Coro
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Niente più processo per Pasquale Gaeta, alias il maestro Lino, il 67enne imputato in un procedimento penale presso il tribunale Viterbo con le accuse di violenza sessuale, maltrattamenti ed esercizio abusivo della professione: Gaeta è morto il 9 settembre a seguito di una malattia. Per il 17 settembre prossimo era stata fissata un’udienza, ma quella data segnerà a tutti gli effetti la fine del processo per estinzione dei reati a seguito della morte del reo.

A denunciarlo erano state due giovani donne, avvicinate dall’organizzazione di Gaeta, denominata Qneud (ossia “Questa non è una democrazia”), e alle denunce erano seguite le indagini di rito. L’organizzazione, ramificata e a carattere settario, si trovava ad Acquapendente in provincia di Viterbo: nel tempo le giovani venivano avvicinate attraverso laboratori teatrali e venivano iniziate attraverso una dottrina filoesoterica che attingeva a diversi campi e filosofie, dal mantra all'angelogia fino alla cabala.

Una volta nell’organizzazione sarebbero iniziate le presunte richieste choc. Viterbo Today ha riportato la testimonianza di una delle sopravvissute: “Dovevo dormire nuda con lui. Masturbarmi davanti a lui, che a volte si è proposto anche di aiutarmi. Mi ha baciata in mezzo alle gambe e sui glutei. Mi diceva che avrei dovuto avere un figlio con lui, solo con lui, anche facendo ricorso alla provetta, e che si sarebbe dovuto chiamare Eleuterio. Io non volevo fare niente di tutto ciò e rimanevo scossa, ma non ero né lucida né consapevole in quel periodo”.

Le donne sarebbero state sottoposte a un progressivo love bombing, seguito dall’alienazione degli affetti - famiglia e amici - e alcune venivano sottoposte a un matrimonio iniziatico: tra le pratiche richieste c’erano inoltre bere la propria urina e mettere nella vagina un uovo di giada. Lo scorso maggio la trasmissione Fuori dal Coro aveva intervistato Gaeta, che alla domanda dell’intervistatore, se infilarsi un uovo in vagina gli sembrasse normale, aveva risposto: “Mi sembra normale”. La trasmissione aveva fatto ascoltare anche degli audio in cui emergeva una sopravvissuta abbia cercato di sottrarsi alle richieste di Gaeta facendo presente il concetto di plagio e tra le lacrime.

Al processo ha partecipato, sostenendo l’accusa delle sopravvissute, l’associazione Manisco World, con la presidente e fondatrice Virginia Melissa Adamo, il legale

esperto in dinamiche settarie Vincenzo Dionisi e il consulente criminologo Sergio Caruso. Purtroppo la speranza di giustizia di queste giovani donne non c’è più, proprio perché il procedimento giudiziario non avrà più luogo.

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