"Get woke, go broke". Maybelline, nuovo boicottaggio contro l’attivista trans

Dopo il crollo in borsa di Anheuser-Busch, anche l’azienda di cosmetici deve fare i conti con la campagna di sabotaggio scoppiata sui social: nel mirino la partership con l’influencer Dylan Mulvaney

"Get woke, go broke". Maybelline, nuovo boicottaggio contro l’attivista trans

La furia progressista continua a nuocere alle aziende, è lapalissiano. Il caso della Bud Light, proprietà Anheuser-Busch, potrebbe fare scuola con quasi 5 miliardi bruciati, ma non è l’unico. E nemmeno l’ultimo, probabilmente. Il marchio della celebre birra aveva scelto l’attivista transgender Dylan Mulvaney per una partnership, una mossa per appoggiare l’inclusività ma soprattutto per strizzare l’occhio a nuove fasce di consumatori. Il risultato è stato a dir poco controproducente, con una incredibile campagna di boicottaggio sui social network. Prodotti diversi ma destino forse simile anche per la Maybelline: nonostante la maggiore coerenza con il posizionamento del brand, anche l’azienda di cosmetici deve fare i conti con appelli al sabotaggio sempre più virali.

Boicottaggio contro la Maybelline

Come riportato dalla Cbs, la Maybelline è sommersa dalle richieste di boicottaggio a causa di una sponsorizzazione con protagonista la Mulvaney, 10 milioni di seguaci su Tik Tok e quasi 2 milioni su Instagram. Una vera e propria star del web, con tanto di passerella alla Casa Bianca per un incontro con il presidente Joe Biden. Il profilo ideale per attrarre nuovi clienti, secondo il team marketing della società a stelle e strisce. Ma anche in questo caso qualcosa non è andato per il verso giusto. “Gli ultimi sciocchi ad assumere Dylan Mulvaney sono quelli di una società di trucco. Get woke, go broke”, uno dei tanti post pubblicati su Twitter.

Maybelline e L’Oreal – la sua società madre – non hanno rilasciato dichiarazioni ufficiali sulla vicenda, ma non mancano le prese di posizioni forti tra chi denuncia un clima transfobico e chi marchia i sabotatori come “orribili sessisti”. Se purtroppo c’è qualche solone che discrimina a prescindere, diversi utenti che hanno utilizzato l’hashtag #boycottMaybelline hanno però mosso delle critiche legate al buon senso, con l’accento posto sull’utilizzo strumentale dell’inclusività. Promuovere il mondo trans ma attraverso un’unica persona, casualmente la più seguita in America: buon cuore o puro business? Questa è la domanda che in molti si stanno ponendo e che non ha ancora trovato risposta da nessuno, brand compresi.

I contraccolpi per la Bud Light

Come anticipato, la collaborazione con la Mulvaney ha avuto delle pesanti ripercussioni per le casse Budweiser. Secondo una società di ricerca del settore, il marchio ha registrato un allarmante calo del 17 per cento.

“Numeri sconcertanti”, l’analisi di un esperto riportata dal New York Post. La società spera di contenere i danni e per sicurezza ha già optato per alcune contromisure, a partire dalle “ferie” concesse ai dirigenti del marketing.

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