"Ho perso il controllo". Quelle studentesse italiane ancora senza giustizia

Sette studentesse italiane persero la vita in un incidente d'autobus mentre studiavano in Spagna con il programma Erasmus: il processo inizierà alla fine del 2023

"Ho perso il controllo". Quelle studentesse italiane ancora senza giustizia

Un “gravissimo e assurdo incidente avvenuto in Spagna, che ha provocato la morte di tante giovani universitarie, soprattutto italiane”. Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella definì il tragico incidente stradale che coinvolse uno degli autobus che, in Catalogna nel 2016, riportava a casa degli studenti Erasmus. Nell’incidente persero la vita anche sette studentesse italiane.

La spensieratezza, poi la tragedia

È facile ma anche molto doloroso immaginare cosa oggettivamente sia accaduto - ma i dettagli e le responsabilità devono ancora essere chiarite dalla giustizia. Una carovana di 5 pullman compie una tratta da Valencia a Barcellona. A bordo ci sono in totale oltre 300 persone da tutto il mondo. Hanno trascorso una giornata spensierata: hanno partecipato alla Fiesta de las Fallas e ora stanno tornando ai loro alloggi di studenti Erasmus - il programma che permette agli studenti di frequentare alcuni corsi nelle università europee. È facile pensare alla loro gioia, quella stessa gioia che si sarà spenta in un attimo. Forse avranno mandato un messaggio a genitori e amici, dicendosi “stanchi ma felici”, scherzando su quest’espressione che si usava nei pensierini a scuola elementare.

Vittime italiane incidente Tarragona

Sono le 6 del mattino del 20 marzo 2016. È una domenica e albeggia. Gli autobus stanno attraversando la Ap-7 nel territorio di Tarragona. Uno di essi però perde il controllo, invade la corsia opposta e si schianta contro il guard rail: muoiono 13 giovani, ci sono 34 feriti tra cui alcuni in maniera molto grave. Tra i morti si registrano sette studentesse italiane: Francesca Bonello, Elisa Valent, Valentina Gallo, Elisa Maestrini, Lucrezia Borghi, Serena Saracino ed Elisa Scarascia Mugnozza. Come riporta Repubblica, nel bilancio tragico dei decessi si registrano quelli di altre studentesse: due tedesche, una rumena, una francese, un’austriaca e una uzbeka.

Cosa si sa dell’incidente

Abbiamo riconosciuto a stento nostra figlia, era una ragazza bellissima”: fu il commento drammatico dei genitori di Serena Saracino a Pomeriggio 5 all’indomani dell’incidente. Intanto tra i feriti c’era anche un’amica delle scomparse, Annalisa Riba, che doveva essere operata per una grave lesione alle vertebre cervicali: non le fu detto nulla nell’immediato, per non addolorarla mentre si batteva per la propria vita.

Subito dopo l’incidente venne riferito che alcune studentesse fossero state sbalzate fuori dal bus perché non avrebbero allacciato la cintura di sicurezza. E venne scritto dalla stampa spagnola che l’autista, Santiago Rodriguez Jimenez, anche lui gravemente ferito, avrebbe pronunciato ai soccorritori le parole “Lo siento, me he dormido”, “Mi spiace, mi sono addormentato”, circostanza poi smentita dallo stesso autista, che attraverso il suo avvocato ha fatto sapere di aver “perso il controllo” del mezzo, come riportò l’Ansa. In ogni caso l’uomo è risultato negativo al test per alcol e droga.

Il colpo di sonno apparve l’ipotesi più plausibile dalla Mossos d’Esquadra, la polizia locale che stilò il rapporto sull’incidente. Ma l’ipotesi fu rigettata più volte dal gip, che ritenne che lo schianto non fosse nelle responsabilità dell’autista e scatenando la rabbia dei famigliari delle vittime. “Non è stata una tragedia casuale - commentò Paolo, padre di Francesca Bonello - ma nata da un viaggio organizzato in modo demenziale, perché imponeva una tabella di marcia massacrante: in 24 ore lo stesso conducente doveva guidare per 350 chilometri all’andata e 350 chilometri al ritorno”.

A che punto è l’iter giudiziario

Cordoglio vittime incidente Tarragona

Nel 2019 la corte d’appello di Tarragona ha stabilito che le responsabilità dell’incidente sarebbero state stabilite in un processo. Attualmente il suo inizio è previsto a ottobre 2023 e in quella sede, dopo vari rinvii - gran parte dovuti alla pandemia - verrà formulata l’ipotesi di reato ai danni di Santiago Rodriguez Jimenez, che è accusato di “omicidio imprudente”, come riporta La Stampa. Per lui saranno chiesti 4 anni di detenzione con rito abbreviato, misura che è stata definita dai famigliari delle vittime come una “richiesta simbolica”. Sarà stabilito anche un calendario di udienze.

Intanto i parenti delle studentesse scomparse scalpitano, tanto che Gabriele, il padre di Elena Maestrini ha scritto a Mattarella. “Purtroppo le nostre ulteriori preoccupazioni si sono avverate - ha scritto nel 2022 in una missiva pubblicata integralmente da RaiNews - non è bastato che tentassero per tre volte di archiviare questa tragedia motivando il tutto con la dicitura di un semplice incidente, avvalendosi della sola testimonianza falsa dell'autista e non considerando attentamente la relazione della Polizia Spagnola e le testimonianze degli studenti che si sono salvati”.

Papà Gabriele lamenta che l’autista abbia “sempre evitato di farsi interrogare, ha negato la dichiarazione riportata subito dopo i primi istanti dall’incidente” e che l’uomo abbia addebitato l’incidente ai freni e al fondo stradale bagnato di fronte ai giudici. Ma per il papà di Elena non finisce qui e si domanda se ci siano altre responsabilità di cui tenere conto, come per esempio quella del datore di lavoro di Jimenez, gli addetti alla sicurezza di quella strada, le infrastrutture autostradali e gli organizzatori della gita.

Affrontando e approfondendo tutto questo ed altro - conclude Maestrini nella sua lettera - vorremmo far emergere la verità è le criticità nella speranza che tale tragedia non capiti mai più a nostri giovani che continueranno in queste esperienze di studio e di integrazione in questa Europa ancora troppo giovane.

Oggi mi trovo nuovamente costretto a scrivere al nostro Presidente della Repubblica chiedendo solamente che lo Stato Italiano assuma una posizione ufficiale e che sia aperta una indagine parallela per approfondire le cause e concause materiali e/o morali avvenute a queste nostri connazionali”.

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