Cani randagi al fronte: la proposta di un deputato russo

In Russia un deputato della Duma di stato della Yakutia ha proposto di inviare cani randagi sul fronte ucraino per supportare l'esercito in azioni quali sminamento e soccorso dei feriti

Cani randagi al fronte: la proposta di un deputato russo
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Utilizzare i cani randagi delle razze più "grandi" e "aggressive" per supportare l'esercito russo impegnato nella guerra in Ucraina. È questa la proposta messa sul tavolo da un deputato della Duma di stato della Yakutia, Fedot Tumusov, che ha lanciato il suggerimento durante una discussione con i legislatori relativa agli emendamenti alla legge sul trattamento degli animali. L'idea, citata dai media locali, coinciderebbe insomma con una sorta di arruolamento delle bestiole al fronte, previo addestramento.

Perché i cani randagi

Tumusov ha proposto di inviare cani randagi in Ucraina dopo un loro specifico addestramento incentrato in azioni quali sminamento e soccorso dei feriti. "Abbiamo molti cinologi nel nostro Paese che possono insegnare ai cani tutti i tipi di abilità diverse. I cinologi addestrerebbero cani grandi e aggressivi e li manderebbero nella zona di guerra per aiutare a soccorrere i feriti p prendere parte a sminamento", ha dichiarato.

Il deputato russo ha poi citato l'esempio della Seconda guerra mondiale. "Come dimostra l'esperienza della Grande guerra patriottica (così la Russia definisce il Secondo conflitto mondiale, ndr), possono partecipare anche ad altri casi", ha detto, senza fornire ulteriori spiegazioni.

Un problema da risolvere

Al di là della proposta di Tumusov, Novaya Gazeta ha acceso i riflettori sulla piaga dei cani randagi che starebbe affliggendo la Russia. Nelle ultime settimane, una serie di attacchi lanciati da questi animali ha coinvolto bambini in tutto il Paese, spingendo le autorità e le personalità pubbliche a rilanciare la possibilità di abbatterli.

In Russia c'è una legge che regola la gestione degli animali randagi: i cani devono essere catturati e trasferiti in canili, dove vengono sterilizzati e contrassegnati con appositi badge. Le loro foto vengono poi pubblicate online. Alcuni di loro trovano casa, gli altri vengono rimessi in strada se non sono aggressivi.

L'1 marzo 2023 il governo russo ha anche emesso un ordine per prevenire attacchi di animali randagi contro le persone. Mosca ha citato i casi in cui questi animali possono rappresentare un pericolo: se si trovano, senza propietario, in luoghi frequentati da persone, luoghi vicino a linee di riscaldamento centralizzato o bidoni della spazzatura, e mostrano aggressività immotivata contro altri animali o persone.

Il precedente dei cani anticarro

Tornando a Tumusov, il deputato ha citato la Seconda guerra mondiale. Dando un'occhiata agli archivi si scopre che, nel 1945, durante la battaglia tra la Germania di Adolf Hitler e l'Unione Sovietica, tra gli altri stratagemmi adottati, i sovietici si affidarono anche ai cani per colpire il nemico. Gli animali venivano addestrati per infilarsi sotto i carri armati nemici, con una decina di chilogrammi di tritolo legata al loro colpo.

La tecnica era inumana, visto che, a fronte della distruzione del mezzo tedesco, i cani erano costretti a morire. Secondo alcune stime, difficili da confermare, in questo modo Mosca avrebbe distrutto centinaia di cingolati rivali.

La strategia era, dunque, tanto semplice quanto brutale, ma resa necessaria a causa dell'insufficienza di armi a disposizione dei sovietici. L'idea originale era che questi soldati a quattro zampe portassero delle bombe, attaccate al loro corpo per mezzo di un'imbracatura, fino al raggiungimento di obiettivi militari nemici, spesso coincidenti con carri armati. I cani avrebbero quindi rilasciato la bomba tirando un guinzaglio a rilascio automatico e sarebbero tornati indietro, mentre la bomba sarebbe stata fatta esplodere da un telecomando.

Il metodo si rivelò inizialmente inefficiente. Gli animali, infatti, si comportavano bene se c'era da considerare un solo bersaglio, ma si confondevano se la posizione di quest'ultimo era in movimento.

Spesso, inoltre, tornavano indietro senza sganciare la bomba. I sovietici furono così costretti a semplificare il tutto: le bestiole avrebbero continuato a portare le bombe attaccate ai loro corpi fino a raggiungere i bersagli designati, ma sarebbero esplosi assieme alla bomba.

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