1.200 arresti e sgomberi: la situazione in Brasile dopo l'assalto 

In Brasile la polizia militare e l’esercito hanno sgomberato il Congresso, la Corte Suprema e il palazzo presidenziale di Planalto dai manifestanti, oltre mille persone in manette

1.200 arresti e sgomberi: la situazione in Brasile dopo l'assalto 

Quiete apparente dopo la tempesta. In Brasile sembra essere tornata la calma in seguito a ore concitate e cariche di tensione. La polizia militare e l’esercito hanno sgomberato, nella serata, il Congresso, la Corte Suprema e il palazzo presidenziale di Planalto dai manifestanti accampati che si rifiutano di riconoscere l'elezione del presidente Luiz Inacio Lula da Silva. Adesso le autorità stanno lavorando per rintracciare quanti più colpevoli possibili.

Lo sgombero dei manifestanti

In un primo momento almeno 400 persone sono state arrestate per avere preso d'assalto alcuni edifici governativi nella capitale del Brasile. Nel corso di una notte di follia i manifestanti golpisti hanno bloccato autostrade e strade federali in almeno quattro stati. Lo stato del Mato Grosso è stato il più colpito dalle proteste dei sostenitori dell'ex presidente Jair Bolsonaro.

I bolsonaristi, tra l’altro, hanno rubato armi da fuoco conservate nel gabinetto di sicurezza istituzionale, nel palazzo presidenziale di Planalto. Il ministro delle Comunicazioni sociali, Paulo Pimenta, ha mostrato in un video due casse di armi da fuoco vuote, sopra un divano parzialmente bruciato.

Il vice Wadih Damous, che ha accompagnato il ministro nel tour, ha sottolineato che i ladri "avevano informazioni" su quanto custodito in quell'ufficio, dal momento che hanno preso armi, munizioni e documenti.

Una volta placati i disordini 1.200 persone sono state arrestate nell'accampamento montato da oltre due mesi di fronte al quartier generale dell'esercito a Brasilia. GloboNews ha precisato che gli arrestati sarebbero legati ai disordini. Secondo il portale, gli arresti sono stati eseguiti dalla polizia federale, in ottemperanza a quanto disposto ieri con decreto presidenziale. Gli arrestati sono stati portati al quartier generale della polizia federale con almeno 40 autobus.

L'incontro dei ministri

Secondo quanto riportato dal quotidiano Folha de S. Paulo, l'esercito brasiliano avrebbe inizialmente impedito alla polizia l'ingresso a Brasilia nell'area dove erano accampati molti seguaci dell'ex presidente Bolsonaro. I militari hanno sbarrato la strada agli agenti che volevano entrare nella zona dove sono accampati gli autori dell'attacco con carri armati.

Diversi veicoli della polizia, ha aggiunto il giornale, erano giunti all'ingresso della zona che si trova davanti al quartier generale dell'esercito, ma sono stati fermati. Di fronte a questa situazione, le autorità locali hanno quindi organizzato una riunione con responsabili militari.

Dato che la situazione si stava facendo sempre più incandescente si è tenuto un faccia a faccia trai ministri Josè Mùcio (Difesa), Flàvio Dino (Giustizia) e Rui Costa (Casa civile) con il comandante della Esercito, Jùlio Cèsar Arruda, nel Comando Militare di Planalto per decidere lo sgombero dei manifestanti rimasti accampati a Brasilia.

In Brasile torna la calma (apparente)

Sono trascorse ore convulse ma, alla fine, il segretario esecutivo del ministero della Giustizia brasiliano, Ricardo Cappelli, appena nominato dal presidente Inacio Lula a capo dell'intervento federale, ha spiegato che la situazione a Brasilia è "sotto controllo". "Tutto sarà debitamente indagato. I criminali continueranno a essere identificati e puniti", ha scritto sui social.

In base al decreto emanato nella notte da Cappelli, alle dirette dipendenze del capo dello Stato, potrà adottare "tutte le misure necessarie di ordine pubblico" per porre fine alla rivolta che ieri notte ha portato all'irruzione degli ultrà di Bolsonaro nelle tre istituzioni democratiche del Paese.

Caccia ai colpevoli

Intanto il giudice della Corte Suprema brasiliana, Alexandre de Moraes, ha rimosso per 90 giorni il governatore della regione di Brasilia, Ibaneis Rocha. Su richiesta dell'Avvocatura Generale dell'Unione, invece, lo stesso Moraes ha ordinato alle società di telecomunicazioni di tenere registri di connessione e geolocalizzazione degli utenti presenti in Praça dos Três Poderes.

"Determinare le società di telecomunicazioni, in particolare i fornitori di servizi mobili personali, per conservare registri di connessione sufficienti per un periodo di novanta giorni per definire o identificare la geolocalizzazione degli utenti che si trovano nelle vicinanze di Praça dos Três Poderes e della sede del Distretto Federale per determinare la responsabilità sulle date dei fatti

criminosi", ha detto Moraes, secondo quanto riportato dalla Cnn.

Moraes ha inoltre ordinato alle piattaforme di social media Facebook, Twitter e TikTok di bloccare la propaganda golpista in Brasile.

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