Pensava fosse mal di testa da jet lag ma aveva un parassita nel cervello. Il caso choc

L'agghiacciante storia di una donna del New England, tornata a casa dopo una vacanza senza sapere di essere stata infestata da un parassita

Pensava fosse mal di testa da jet lag ma aveva un parassita nel cervello. Il caso choc
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Una storia incredibile quella che arriva dal Massachusetts General Hospital (Stati Uniti d'America): una donna, recatasi in ospedale con dei fastidi che riconduceva al jet lag, aveva invece in corso un'infestazione da parassita. Una condizione particolarmente rara conosciuta anche con il nome di infezione da verme del polmone del ratto.

Stando a quanto riferito dalla stampa estera, la protagonista di questa vicenda è una donna di 30 anni rientrata nella sua casa nel New England dopo una vacanza di tre settimane in oriente, per la precisione nelle Hawaii, in Giappone e in Thailandia. Poco dopo il suo ritorno, aveva cominciato ad accusare i primi sintomi. Oltre a una stanchezza molto diffusa, soffriva anche di uno strano bruciore partito dai piedi e poi propagato in tutto il corpo. Da qui la decisione di rivolgersi a un medico.

Nel corso della prima visita era stata riscontrata la disestesia - bruciore e disturbo del senso tattile -, il mal di testa e lo stato confusionale. Inizialmente si è pensato a un problema collegato al jet lag, dato che la donna era rientrata dopo un lungo viaggio all'estero. Esempi più approfonditi eseguiti dal personale del Massachusetts General Hospital hanno poi portato alla diagnosi: la donna aveva in corso un'infezione alle meningi provocata da un parassita.

Questo è risultato essere il nematode Angiostrongylus cantonensis, un parassita capace di provocare la meningite eosinofila nell'Asia sud-orientale. Viene chiamato anche verme del polmone del ratto, perché solitamente dimora nelle arterie polmonari dei ratti. Quando entra in azione, scatena una reazione chiamata angiostrongiliasi. Passando nel torrente circolatorio, il parassita arriva nel sistema nervoso centrale, provocando la meningite eosinofila, una condizione potenzialmente letale. Dagli esami del sangue, la donna presentava un numero di globuli bianchi elevato, specie per quanto riguarda il livello di eosinofili.

Sembra probabile che la 30enne abbia contratto il verme consumando cibo locale, come insalate da asporto, sushi e altre materie prime che possono infettarsi con il

nematode.

Questi casi non sono rari nel bacino del Pacifico, o nel Sud-Est Asiatico. La diagnosi viene fatta riscontrando l'eosinofilia, oltre alla presenza delle larve nel sangue e nel liquido cerebrospinale.

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