"Fabbricano prove false contro Biden": furia di Ocasio-Cortez contro i Repubblicani

L'impeachment ai danni di Joe Biden? Una fabbrica di prove false, secondo la pasionaria dem Ocasio-Cortez. La prima udienza si chiude con un nulla di fatto

"Fabbricano prove false contro Biden": furia di Ocasio-Cortez contro i Repubblicani

L'impeachment ai danni di Joe Biden sarebbe sostenuto da una "fabbrica" di prove false. Questa la pesante accusa che la deputata della sinistra dem americana Alexandria Ocasio-Cortez ha rivolto ai suoi colleghi Repubblicani, nel bel mezzo dell'udienza che giovedì ha discusso ulteriori dettagli dell'accusa al presidente, legata agli affari del figlio Hunter.

Le prove false per giustificare l'impeachment

La deputata ha preso di mira alcuni esponenti del Gop, rei a suo dire di aver "fabbricato" prove false a danno del presidente. Fra queste, un messaggio inventato e privo di contesto tra Jim e Hunter Biden, fratello e figlio del presidente: gli esponenti Repubblicani avrebbero presentato lo scambio nel formato iMessage - il "Whatsapp della Apple"-, che non sarebbe quello originario ricevuto dalla commissione alle prese con l'indagine. Da qui, il sospetto di una fabbrica delle prove imbastita contro il già traballante Biden per controbilanciare la presunta persecuzione giudiziaria dell'avversario Donald Trump.

Accanto a questa accusa, la Ocasio-Cortez avrebbe anche esercitato pressioni su alcuni colleghi Repubblicani affinché ammettano di non avere prove di prima mano che dimostrino la colpevolezza del presidente o qualsivoglia suo comportamento scorretto. Nel frattempo, di fronte alla mancanza della pistola fumante, il Gop fa trapelare l'esigenza di un'analisi da condursi più profondità, che impiegherà ancora numerose settimane. Il punto non è dimostrare la colpevolezza di Hunter Biden, bensì le eventuali omissioni/connivenze del presidente. Un'accusa, quella di mancanza di prove sostanziali, che il repubblicano James Comer - presidente della Commissione di Supervisione della Camera - rispedisce al mittente, sostenendo di essere in possesso di una "montagna di prove" circa ciò che viene indicato come "il marchio Biden", ovvero la rete di connivenze che avrebbe permesso, fra l'altro, al padre di beneficiare degli affari del figlio.

Impeachment: a cosa è servita la prima udienza

La prima udienza è stata dedicata a creare le basi legali e costituzionali per la procedura, ascoltando non testimoni fattuali ma giuristi ed esperti, non proprio al di sopra delle parti. I repubblicani hanno fatto scendere in campo due collaboratori di Fox News - tra cui lo studioso di diritto Jonathan Turley - per spiegare perché pensano che l'indagine abbia fondamento. Turley e l'esperto contabile Bruce Dubinsky hanno testimoniato che non ci sono al momento evidenze di corruzione da parte di Biden ma entrambi hanno affermato di sostenere l'inchiesta. In lista anche Eileen O'Connor, ex assistente del procuratore generale nella divisione fiscale del Dipartimento di Giustizia, che ha scritto un editoriale sul Wall Street Journal criticando l'indagine sulle finanze di Hunter Biden, che secondo i Repubblicani sarebbe stata ostacolata. O'Connor ha fatto parte del transition team di Trump per il dipartimento del Tesoro nel 2016.

L'unico testimone dei democratici, Michael Gerhardt, studioso dell'Università della Carolina del Nord, sostiene che non vi è alcun precedente nella storia degli Stati Uniti per l'avvio di un'indagine di impeachment presidenziale senza prove di illeciti, come confermano i casi di Richard Nixon, Bill Clinton e dello stesso Trump. Respinti i tentativi, invece, di citare in giudizio Rudy Giuliani, determinante nel diffondere le accuse sulle presunte irregolarità di Biden figlio: al momento, tra l'altro, Hunter Biden ha citato in giudizio Giuliani per "total annihilation" dei suoi dati privati.

Una "valanga di evidenze" vs. "trovata mediatica"

"Abbiamo scoperto una montagna di evidenze che rivelano come Joe Biden abbia abusato della sua carica pubblica per ottenere vantaggi finanziari per la sua famiglia", ha sostenuto Comer aprendo questa prima udienza. "Almeno 10 volte - ha accusato Comer - Biden ha mentito al popolo americano affermando di non aver mai parlato con i suoi famigliari dei loro affari, che c'era un muro assoluto tra i suoi incarichi governativi ufficiali e la sua vita personale. Sia chiaro, non c'era alcun muro. La porta era spalancata a coloro che acquistavano quello che un socio in affari ha descritto come il marchio Biden. Le prove rivelano che il presidente Joe Biden ha parlato a cena e ha sviluppato rapporti con i target commerciali esteri della sua famiglia".

I democratici però non ci stanno, e liquidano l'iniziativa come una "trovata mediatica", accusando i Repubblicani di cercare di distrarre gli elettori, pochi giorni dello shutdown di fine mese, che sembra ormai inevitabile. "Se i repubblicani avessero una pistola fumante, o anche una pistola ad acqua gocciolante, la presenterebbero oggi, ma non hanno niente su Joe Biden", ha rincarato la dose Jamie Raskin, il più alto rappresentante democratico della stessa commissione.

Ma anche dalla Casa Bianca non sono mancati i commenti a caldo: "Mettere in scena un'udienza che è una trovata mediatica negli ultimi giorni prima dello shutdown rivela le loro vere priorità: per loro, gli infondati attacchi personali al presidente sono più importanti che prevenire la paralisi del governo e le sofferenze che essa infliggerebbe alle famiglie americane", ha attaccato il portavoce di Pennsylvania Avenue Ian Sams.

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