Stuprata con una bottiglia dal divo del muto: così morì la star in ascesa

Virginia Rappe è morta a 30 anni durante una festa selvaggia. Del suo omicidio fu accusato ma assolto l'attore Roscoe "Fatty" Arbuckle

Stuprata con una bottiglia dal divo del muto: così morì la star in ascesa

Prima del #MeToo. Prima della scoperta del Dna. Prima di una sensibilità giudiziaria che non si ferma alle apparenze ma insiste su prove concrete. La morte di Virginia Rappe è una storia ancora oggi ammantata di mistero, un giallo dall’impossibile soluzione a fronte di tre processi che hanno portato sul banco degli imputati un celebre attore del cinema muto di Hollywood, Roscoe “Fatty” Arbuckle, tra teorie del complotto, versioni contrastanti e forse anche una certa tendenza lombrosiana a scatenarsi contro un uomo dalle fattezze insolite.

I fatti

Il 5 settembre 1921 era il giorno del Labor Day. Roscoe Arbuckle, un attore comico molto celebre per il suo talento e la sua gargantuesca immagine, protagonista di numerosi film muti, aveva, pochi giorni prima, firmato un contratto milionario. Aveva quindi deciso di festeggiare - nonostante avesse subito un’accidentale ustione con l’acido sulle natiche proprio alla vigilia della partenza e la sua auto avesse riscontrato dei problemi - con due dei suoi amici più cari a San Francisco. Affittò tre suite comunicanti al St. Francis Hotel e diede una grande festa con molto alcol, in barba al proibizionismo, e tanti imbucati.

Tra i presenti non invitati c’erano due donne. Una era Virginia Rappe, un’attrice in ascesa sulla quale erano sorti diversi pettegolezzi: nel 1917 era stata in un film proprio con Arbuckle e con il mito Buster Keaton. L’altra era la sua amica Maude Delmont, che sarebbe stata l’accusatrice di “Fatty”.

Mentre la festa era in corso, Virginia all’interno di una delle suite, avrebbe iniziato a urlare in preda a dolori lancinanti al basso ventre. Soccorsa dai medici, inizialmente non le sarebbe stato riscontrato nulla, ma successivamente, ovvero quando morì 4 giorni più tardi, il 9 settembre 1921, le sarebbe stata trovata la vescica lacerata. Che cosa era accaduto?

Le versioni discordanti

St. Francis Hotel

Nel 1921 la giustizia poteva avvalersi di molti meno mezzi rispetto a oggi. Sicuramente non esisteva l’esame del Dna: la struttura a doppia elica fu scoperta solo nel 1953 e ci sarebbero voluti diversi decenni perché l’esame diventasse diffusamente applicato nella criminologia. Si comprende quindi facilmente come gran parte della giustizia abbia comportato in questo caso due versioni a confronto.

Da un lato c’era quella di Maude Delmont: Virginia sarebbe stata ubriaca quando “Fatty”, altrettanto alterato dall’alcol, l’avrebbe trascinata in camera con sé. Sarebbe uscito tempo dopo con addosso, in modo canzonatorio, il cappellino della collega, che invece sarebbe stata nuda sul letto a contorcersi e urlare per il dolore. Nella versione di Delmont, Virginia sarebbe stata stuprata con una bottiglia di champagne e una volta in ospedale avrebbe affermato: “È stato lui”, riferendosi ad Arbuckle.

“Fatty” a processo riportò una storia diversa: avrebbe trovato Virginia in bagno a vomitare e sarebbe stato con lei una decina di minuti dopo averla messa sul letto perché avrebbe lamentato dolori allo stomaco. L’unica cosa certa che la scena del crimine però racconta è uno scenario di devastazione.

I processi

Ci furono tre processi a carico di Arbuckle e i legali furono finanziati solo inizialmente dai suoi produttori, tanto che l’attore finì molto presto in rovina finanziaria per poter pagare la propria difesa. L’arresto, come riporta l’Independent, è avvenuto il giorno dopo la morte di Rappe. Il primo processo terminò a dicembre 1921 con la giuria di stallo e il procedimento invalidato per un errore procedurale, stesso destino del secondo processo nel febbraio 1922. Solo al terzo processo, finito ad aprile 1922, ci fu l’assoluzione di Arbuckle ma non per l’opinione pubblica.

Nella ridda di si dice, c’è anche una teoria del complotto, secondo cui le prove dell’abuso sessuale e dell’omicidio furono fatte sparire. C’è chi ritiene che Maude Delmont mentisse e non abbia mai testimoniato per questo sotto giuramento: in realtà, l’accusa riteneva che la sua testimonianza sarebbe stata demolita in aula (aveva la nomea, non è dato sapere se a torto o a ragione, di truffatrice), così come di fatto è accaduto alla dignità e al nome di Virginia Rappe: l’attrice fu dipinta come una donna libertina e ubriacona, con alle spalle numerosi aborti o addirittura una figlia illegittima. In verità il racconto di Delmont fu sostenuto da altri due testimoni che firmarono la propria versione. Tutti gli altri testimoni però ricordavano ben poco: d’altra parte al momento dei fatti erano decisamente ubriachi.

Ai posteri resta una nota di stampa, erroneamente attribuita alla giuria, che avrebbe riabilitato Arbuckle: “L'assoluzione non è sufficiente per Roscoe Arbuckle. Riteniamo che gli sia stata fatta una grave ingiustizia e che non vi fosse la minima prova che lo collegasse in alcun modo alla commissione di alcun crimine. Gli auguriamo successo e speriamo che il popolo americano accetti il giudizio di quattordici uomini e donne secondo cui Roscoe Arbuckle è del tutto innocente e libero da ogni colpa”.

Di Virginia Rappe resta solo una piccola lapide semplice e spoglia ai piedi di un albero all’Hollywood Forever Cemetery.

La damnatio memoriae

Roscoe Arbuckle

Dopo i processi e nonostante l’assoluzione, “Fatty” ebbe molte difficoltà a lavorare a Hollywood. Il suo contratto venne rescisso e i film ritirati dalle proiezioni a causa degli episodi di violenza e vandalismo scatenati.

Molto spesso l’amico Buster Keaton lo aiutò finanziariamente - e anzi Arbuckle provò anche a riciclarsi come regista, utilizzando pseudonimi, uno dei quali sembra però quasi una presa in giro nei confronti sia del pubblico sia dello star system: Will B. Good era appunto uno degli pseudonimi, un gioco di parole che vuol dire “farò il bravo”, come se quanto accaduto, indipendentemente dal fatto che per la giustizia fosse innocente, fosse solo il frutto di una birbonata.

Solo nel 1933 gli fu permesso di utilizzare ancora il suo nome in un lungometraggio, ma morì il giorno dopo la firma del contratto per un attacco di cuore. Di Arbuckle si continua a parlare, sia per la vicenda giudiziaria sia per gli elogi alle sue capacità attoriali.

Si parla molto meno di Virginia Rappe e solo in merito al suo giallo: l’attrice, che avrebbe di lì a poco recitato in un lungometraggio da protagonista, morì troppo giovane per lasciare un’impronta significativa nella Storia del cinema.

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