«As-Salam Alaikum». Le buone maniere e i convenevoli in lingua araba a volte non bastano. Per capire le abitudini e i punti di vista del mondo islamico occorre immergersi in quella cultura spesso poco incline all’integrazione. E fare i conti con essa. Così a Gambettola, in provincia di Forlì-Cesena, la Polizia Locale ha adottato una particolare iniziativa, svolgendo un corso per comprendere quale approccio adottare nei confronti dei cittadini di fede musulmana. I vigili e le vigilesse hanno dunque preso «lezioni» da un rappresentante della comunità islamica durante una mattinata di confronto dalle finalità formative.
Stando a quanto si apprende, l’incontro si è svolto nei mesi scorsi, ma la notizia – confermata dalla stessa Municipale – trapela solo adesso. «Abbiamo fatto questo dialogo per comprendere cosa fare e cosa non fare quando si entra in una casa di cultura islamica. E per capire certe cose, nel bene e nel male», raccontano dalla Polizia Locale di Gambettola, guidata dal comandante Maurizio Marchi. Ovviamente – tengono subito a precisare – «siamo in Italia e si applicano sempre le nostre regole». Ci mancherebbe altro. Ma la conoscenza delle abitudini altrui potrebbe agevolare in alcuni casi il servizio degli agenti. «Solo entrando in punta di piedi è poi possibile notare eventuali situazioni non regolari, di intolleranza oppure meritevoli di attenzioni ed approfondimenti», spiegano, come riporta Cesena Today. L’incontro formativo sarebbe quindi servito a chiarire meglio alcune dinamiche legate alla cultura musulmana, soprattutto in ambito casalingo.
«Alcuni colleghi, ad esempio, si chiedevano come mai nessuno aprisse loro la porta, sebbene si sentissero rumori nell’abitazione. Probabilmente questo accade quando non c’è un uomo in casa. Oppure capita che ad aprire sia il marito e che sua moglie appaia qualche metro dietro di lui». Si tratta di modelli culturali noti, che talvolta sfociano purtroppo anche in episodi di vera e propria sottomissione femminile. L’obiettivo del corso ai vigili – viene però sottolineato – non era in alcun modo quello di approvarli o condividerli, ma soltanto di averne una conoscenza più completa.
Gli episodi di non facile interazione con il mondo islamico non sono però una novità: nei mesi scorsi, ad esempio, il sindaco di Sesto San Giovanni, Roberto Di Stefano, aveva denunciato che alcune donne musulmane residenti in città si rifiutavano di ricevere i messi notificatori comunali di genere maschile «in base a ovvie imposizioni
di tipo religioso». In quel caso, il primo cittadino aveva preso la questione di petto e aveva annunciato nuove linee guida comunali: «L'integrazione passa dal rispetto della nostra cultura e del diritto prima di tutto».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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