Lascia 5 milioni di euro alla badante: la denuncia dei nipoti dell'erede del podestà di Rovereto

Secondo loro, la parente defunta non era capace di intendere e di volere e l'assistente familiare avrebbe agito scientemente convincendola a redigere il testamento in suo favore

Lascia 5 milioni di euro alla badante: la denuncia dei nipoti dell'erede del podestà di Rovereto
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Non si era mai sposata e non aveva figli Maria Malfatti, ricca discendente dell'ex podestà di Rovereto, in provincia di Trento. Il padre Valeriano le aveva lasciato un patrimonio, tra denaro e beni immobili, del valore di circa 5 milioni di euro. Quando la donna è morta a più di 80 anni, lo scorso mese di novembre, i dieci nipoti ancora viventi erano sicuri di dividersi l'ingente eredità. Non avevano fatto i conti, però, con la volontà della zia che nel testamento ha definito il passaggio di tutti i suoi averi alla badante che l'ha assistita negli ultimi anni. Un colpo di scena inaspettato che ha indispettito i legittimi eredi.

La denuncia

I familiari di Maria Malfatti, molto conosciuti a Rovereto per i trascorsi del nonno Valeriano, per lunghi anni alla guida della città, avrebbero dovuto dividersi i conti correnti della donne, oltre ai diversi appartamenti e allo storico palazzo di via della Terra, ma hanno scoperto che la zia aveva predisposto il lascito a favore dell'assistente familiare di origini albanesi che le è stata vicina giorno e notte. Gli eredi non si sono persi d'animo e si sono rivolti a un avvocato per chiarire la vicenda. Secondo loro, la parente defunta non era capace di intendere e di volere e sicuramente la badante ha agito scientemente convincendola a redigere il testamento in suo favore. In pratica un raggiro da parte della straniera, che voleva impossessarsi dell'enorme ricchezza.

L'indagine

Dopo aluni mesi di indagini, come riporta il quotidiano locale L'Adige, il sostituto procuratore Viviana Del Tedesco ha predisposto il sequestro giudiziario dei beni mobili e immobili della defunta Maria Malfatti. Il provvedimento è stato giustificato dal giudice dal fatto che la badante molto probabilmente si sarebbe liberata dei beni alienandoli a terzi.

Ora, seppure il processo per cinconvenzione di incapace è agli inizi, andranno avanti le verifiche che serviranno a stabilire se la decisione dell'anziana donna sia avvenuta in piena coscienza o ci sia stata la forzatura da parte dell'assistente familiare.


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