"Super eruzione decine di volte superiore a Pompei": il rischio sui Campi Flegrei

Gli attuali piani di evacuazione che riguardano la popolazione che abita l'area dei Campi Flegrei non tengono conto degli imprevisti dovuti a un'eruzione forte e improvvisa: ecco l'allarme dell'esperto e quale dovrebbe essere il nuovo approccio

"Super eruzione decine di volte superiore a Pompei": il rischio sui Campi Flegrei
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Le scosse di terremoto delle ultime settimane hanno alzato il livello di attenzione sui Campi Flegrei dove, come abbiamo visto sul Giornale.it, esiste già un piano di evacuazione ben dettagliato per mettere in salvo la popolazione che abita l'area, circa 800mila abitanti. Il problema, però, è che non si può prevedere quando possa verificarsi un'eventuale eruzione e nemmeno se si avrà il tempo di "avvisare" la popolazione per una corretta evacuazione: lo ha detto chiaramente il prof. Giuseppe Mastrolorenzo, vulcanologo e primo ricercatore dell'Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia.

L'allarme dell'esperto

In pratica, quello che è stato pensato a tavolino si tratta di uno "scenario probabilistico" che non mette in conto le difficoltà e gli scenari che si creerebbero dovendo evacuare centinaia di migliaia di persone durante un'eruzione in corso. "Da parte delle autorità si pone molto l'accento sul rischio sismico - spiega Mastrolorenzo al Corriere - ma nei Campi Flegrei la sismicità non è mai stata particolarmente violenta, mentre il problema vero riguarda il fatto che le scosse attuali possono essere già i precursori dell'eruzione, che potrebbe essere una supereruzione per energia decine di volte superiore a quella del 79 d. C. di Pompei".

Lo scenario così descritto è catastrofico ma vuole mettere l'accento sulle probabilità di quello che può accadere o non accadere come avvenuto fino a oggi a parte alcune scosse telluriche avvertite dalla popolazione. In ogni caso, il vulcanologo reputa grave "che si dia per scontato che si riuscirà a prevedere l'eruzione addirittura con 72 ore di anticipo, una ipotesi molto ottimistica, quasi come se avessimo firmato un contratto con il vulcano". Così, invece, non è ma ci troviamo di fronte a un sistema considerato "assai complesso" per cui anche soltanto un parametro non previsto può far scatenare un'eruzione.

In questo momento le aree di criticità attorno ai Flegrei sono due: un'area rossa attorno ai Comuni di Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida e Quarto oltre a quelli di Giugliano in Campania, Marano di Napoli e alcuni quartieri del capoluogo e un'area gialla (quindi meno a rischio) che comprende Villaricca, Calvizzano, Marano di Napoli, Mugnano di Napoli, Melito di Napoli, Casavatore e ben 24 quartieri di Napoli. Secondo Mastrolorenzo, però, la valutazione sui livelli di allerta "viene presa dalla Commissione Grandi rischi sulla base di esperienze e valutazioni dei singoli membri ed è molto probabile che si arrivi a un falso allarme oppure, peggio ancora, che si ritardi l'evacuazione e ci ritroviamo magari a eruzione già iniziata...".

Come si può intervenire

A questo punto una domanda sorge spontanea: come si fa a difendere la popolazione dall'imprevisto e dallo scenario peggiore che possa verificarsi? Il vulcanologo ha affermato che bisognerebbe mettere da parte l'approccio "probabilistico" e scegliere quello deterministico. "In pratica dobbiamo metterci in condizione di elaborare un piano che preveda l'allontanamento della popolazione anche durante una fase eruttiva già iniziata.

È questo infatti lo scenario più probabile, ed è già accaduto nel caso del Pinatubo nelle Filippine o del Merapi in Indonesia". Bisognerà, quindi, essere in grado di salvare la gente anche con un'eruzione in corso "con vie di fuga radiali e non tangenziali, ma questo tipo di scenario non è contemplato dagli attuali piani".

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