Anche la criminalità diventa social, avvalendosi addirittura di influencer per arruolare giovani leve. Questo quanto emerge da una lunga inchiesta del Corriere del Mezzogiorno, che spiega come anche i clan di camorra si servano di social network quali Facebook, TikTok e Instagram per scontrarsi con le fazioni rivali.
Insomma, anche i malviventi si adeguano ai tempi.
La camorra su Facebook
Il mondo dei social, lo sappiamo, è vastissimo. Si parla di circa 4,5 miliardi e mezzo di utenti collegati da ogni parte del mondo. Una platea non indifferente. Un'opportunità anche per la malavita, che sulle piattaforme digitali ha i suoi influencer, i quali parlano ai giovani col loro linguaggio. Battute, scherzi, emoticon simpatiche, messaggi dal significato neppure troppo nascosto.
Il Corriere del Mezzogiorno, ad esempio, spiega che l'emoticon della siringa rappresenta il patto di sangue fra affiliati, mentre le catene sono un messaggio che va a inneggiare ai detenuti, "guerrieri" del clan che non si piegano. E ancora: il leone indica i membri del clan che "riposano in carcere". Post sgrammaticati, stringati, essenziali. Lo stesso dialetto napoletano ne esce modificato, slengato, molto simile a quello utilizzato dai rapper partenopei. Tutto per attirare i giovani, ovvio. Non mancano neppure le tag, impiegate per veicolare minacce e offese verso i rivali, o "gli infami" collaboratori di giustizia.
Per i pentiti, considerati traditori, la valanga di insulti e intimidazioni è assicurata, con tempeste di immagini dai contenuti violenti (foto di lingue tagliate, fimati tratti da Scarface, o che si rifanno a Totò Riina, Genny Savastano, Bernardo Provenzano e Vito Corleone).
TikTok usata come vetrina
Popolarissimo fra i giovani, è TikTok il social più utilizzato per trovare nuove leve. Desiderosi di ostentare, bramosi di popolarità, i giovani boss amano esibirsi in brevi video sul social cinese. In questo modo i criminali ritengono di impressionare gli adolescenti, nuovi "soldati" da arruolare.
La camorra non è omertosa come la mafia siciliana, ha bisogno del riconoscimento del territorio per mantenere forte la propria leadership. TikTok, senza volerlo, serve allo scopo. I boss si mostrano al pubblico, creano amicizie, si espongono al punto di pubblicare video con contenuti palesemente camorristici. Fra i profili, quello di Bodo.Regna, evidentemente collegato ai Bodo, clan di Ponticelli. Oppure Fraulella, nome che rimanda alla famiglia dei De Luca Bossa. E molti altri.
Non mancano filmati che mostrano i colloqui con i membri in carcere, o che ostentano la ricchezza dei clan, con Rolex, bottiglie di champagne, auto e moto costose, pacchi di denaro contante. Largo spazio alle faraoniche feste di famiglia, che vengono riprese e postate sui social allo scopo di intimidire gli avversari e incantare gli utenti. Catene d'oro, indumenti firmati, alcolici supercostosi, ballerine prosperose e seminude, e il nome della famiglia che compare ovunque. L'esaltazione del potere ai più alti livelli.
I social per mostrare scontri e alleanze
Non solo fascinanzione e arruolamento. I social network servono anche per stringere alleanze fra clan camorristici.
Tanti i profili di mogli, madri, figlie e parenti dei membri dei clan pronte a fare pubblicità ai loro uomini, a riferire o smentire alleanze, a denunciare oppure sconfessare pentimenti.
Fra i profili social più noti, spicca quello di Antonio De Martino, riuscito a creare un sodalizio senza precedenti grazie alla sua capacità di attirare affiliati. Firmando ogni suo posto con le lettere "XX", De Martino ha creato un fenomeno virale. Tanti i giovani e i giovanissimi pronti a seguirlo, a firmarsi a loro volta con "XX". In breve, Antonio De Martino ha dato vita a un vero e proprio esercito di XX. Le due lettere vengono tatuate sul corpo, disegnate sui muri. Sono un simbolo. Ora a gestire tutto "l'impero social" è stato Giulio Fiorentino. Nei suoi post non mancavano messaggi violenti, chiari riferimenti alla malavita, le emoticon e la solita firma. Fiorentino faceva addirittura delle dirette social, come un influencer vero e proprio. Poi, nel marzo del 2021, ha perso la vita in un agguato a Ponticelli.
Sui social vengono mostrate anche allenze, come è stato chiaro sul profilo Fraulella, poi chiuso dalle forze dell'ordine. Nella pagina dedicata veniva mostrato il sodalizio fra due giovani appartenenti a importati famiglie camorristiche della Napoli Est.
Col tempo i clan di camorra hanno dato sempre più
attenzione alla loro immagine sui social, tanto da ricorrere alla figura dei social media manager. Persino faide e scontri vengono decisi o annunciati sui social. Tutto, ormai, avviene alla luce del sole.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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