Bruno Cherchi, il procuratore che sta coordinando le indagini per far luce sull'omicidio di Giulia Cecchettin, rimane al suo posto nonostante la procedura di trasferimento d'ufficio aperta nei suoi confronti.
Un provvedimento che era stato avviato a causa dei suoi rapporti col perito Massimo Montisci, ex presidente dell'istituto di Medicina legale di Padova, coinvolto in alcune vicende giudiziarie, tra cui frode in processo penale e favoreggiamento. Il Consiglio Superiore della Magistratura in plenum ha deciso quindi di archiviare la procedura di trasferimento con 18 voti favorevoli, 2 contrari e 7 astensioni.
Il procuratore di Venezia, come accennato, rischiava il trasferimento in un'altra sede a causa dei suoi stretti legami col professor Massimo Montisci. Rapporti che, secondo la minoranza della prima commissione del Csm (2 su 6) avrebbero minato l'immagine di imparzialità di Cherchi.
A marzo del 2018, quest'ultimo stipulò una convenzione con cui affidava tutte le relazioni di consulenza negli accertamenti necroscopici disposti dalla procura veneziana all'istituto tecnico diretto da Montisci, a cui era legato da rapporti di amicizia, e questo nonostante il professore fosse "pubblicamente coinvolto", anche se "non formalmente indagato" in un caso giudiziario che ebbe"ampio risalto" sulla stampa locale. Questo si leggeva sulla relazione di minoranza della prima commissione firmata da Mimma Miele e Mariafrancesca Abenavoli.
Si faceva riferimento, nello specifico, a una vicenda accaduta a Padova, per la quale Montisci fu poi rinviato a giudizio, relativa alla falsa attestazione in una consulenza su un incidente stradale: si stabilì che la vittima del sinistro era deceduta per infarto e non perché travolta da un'auto della Regione veneta.
Nella relazione si faceva inoltre riferimento a una cena a cui parteciparono sia Cherchi che Montisci, durante la quale i due intrattennero una conversazione evidentemente ritenuta sospetta: e questo per il fatto che tale episodio avveniva all'indomani di una perquisizione subita dal professore per via di un'inchiesta della procura di Padova relativa, anche in questo caso, alle sue funzioni di consulente.
Nonostante queste grane, la convenzione con lo studio del professionista non venne rivista"neanche dopo il pubblico disvelamento dell'indagine" a carico di Montisci.
Questi fatti, secondo le due consigliere, avevano determinato una "perdita di credibilità professionale agli occhi della collettività e dei colleghi".Ecco spiegato perché Cherchi aveva rischiato di essere trasferito altrove, un'ipotesi scongiurata dall'esito del voto odierno espresso dal plenum del Csm.
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