"Mi rivolgo a Lidia: se sa qualcosa, parli". Queste le parole che, stando a quanto riportato dalla stampa toscana, Katherine Alvarez ha pronunciato nelle scorse ore, mentre lanciava un nuovo accorato appello a testimoniare a chiunque fosse a conoscenza di dettagli legati alla scomparsa della figlia Kataleya Chicclo Alvarez. Perché la madre della bimba sparita dall'ex-Hotel Astor di Firenze lo scorso 10 giugno si è rivolta in particolare ad una persona? E di chi si tratta? Secondo quanto riportato dal quotidiano La Nazione, la Lidia in questione è una donna di origini rumene, che all'interno dell'ex-albergo occupato avrebbe avuto un ruolo per alcuni versi abbastanza simile a quello attribuito dagli inquirenti a Carlos Palomino De La Colina (arrestato nelle scorse settimane in quanto accusato di gestire il presunto "racket degli affitti"). Se il peruviano era a quanto pare considerato di fatto il "padrone" dell'immobile, visto che secondo l'accusa decideva l'assegnazione delle camere e riscuoteva gli "affitti", la donna originaria dell'Europa dell'Est sarebbe stata durante l'occupazione una sorta di "amministratrice".
In particolare, lei avrebbe avuto in buona sostanza la responsabilità del comportamento dei suoi connazionali, visto che nell'Astor occupato vivevano sia cittadini peruviani che romeni. E la recente (potenziale) svolta nelle indagini, a seguito dell'iscrizione nel registro degli indagati di cinque persone con l'accusa di sequestro a scopo di estorsione, ha evidentemente fatto drizzare le antenne alla famiglia della piccola: questo perché anche un cittadino rumeno risulterebbe indagato a causa di un borsone (sequestrato lo scorso 17 giugno) che per dimensioni avrebbe potenzialmente potuto nascondere Kataleya (alta poco più di un metro) mentre veniva portata via dallo stabile. E proprio sulla base di quest'ultimo punto, trattandosi di un connazionale di Lidia, la madre della bambina ipotizza forse che la donna possa essere in possesso di informazioni utili in linea potenziale a ricostruire l'esatta dinamica dell'accaduto.
Anche perché il vero ostacolo con cui gli investigatori continuano a scontrarsi resta un certo clima di omertà mista a paura ravvisato sin dai primi giorni d'indagine. Degli oltre cento occupanti che secondo chi indaga si trovavano nell'Astor nel giorno della sparizione di Kataleya, nessuno è stato a quanto pare capace di fornire testimonianze decisive ai fini della ricerca e questo aspetto non è passato inosservato.
Al punto che, per cercare di convincere eventuali testimoni a farsi avanti, i familiari della piccola hanno a quanto pare annunciato l'intenzione di lanciare una raccolta fondi, per ottenere il denaro con cui "ricompensare" chi testimonia. Intanto, gli stessi genitori di Kata dovrebbero tornare all'interno dell'Astor il prossimo mercoledì, insieme al loro consulente (l’ex Ris Luciano Garofano) per ispezionare tre stanze. In attesa di ulteriori sviluppi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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