Adesso cominciano a suonare i primi campanelli d'allarme: dopo che i casi giornalieri sono passati, in pochi giorni, da 4mila a oltre il doppio (ieri 8.569 positivi e 67 vittime), la possibilità che i contagi possano continuare ad aumentare è verosimile ma la situazione italiana, al momento, rimane comunque sotto controllo.
La "profezia" sul Natale
Invece di un bianco Natale, però, potremo fare i conti con festività a tinte gialle, arancioni o addirittura rosse (i colori utilizzati nei mesi scorsi per le Regioni). "Ogni settimana aggiungiamo un paio di migliaia di casi alla media giornaliera. Di questo passo arriveremo a 20-30mila a Natale", afferma l'astrofisico Roberto Battiston, direttore dell'osservatorio epidemiologico sul Covid all'Università di Trento. La previsione, seppur pessimistica, fotografa una situazione italiana non così nera con l'ottima notizia di un posto in meno occupato in terapia intensiva (422 su tutto il territorio nazionale) anche se i ricoveri ordinari aumentano di 62 unità (totale 3.509). Alcune Regioni, comunque, registrano un aumento dei casi di positivà con più di mille casi giornalieri come Lombardia e Veneto. "Cominciano a essere numeri importanti. Se parti basso ci metti tempo a risalire. Ma se hai tanti casi, ogni volta che raddoppi arrivi presto a numeri alti", afferma l'astrofisico intervistato da Repubblica.
+37,7% di contagi nell'ultima settimana
Risalita dei contagi, quindi, con delle motivazioni ben precise di cui ci siamo da poco occupati al Giornale.it: l'inizio della stagione fredda, la mancata copertura vaccinale su percentuali elevate di popolazione (vedi Romania e Bulgaria) e la protezione che va calando in chi è stato immunizzato più di sei mesi fa: sono queste le tre motivazioni alla base della ripresa della pandemia secondo Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza e docente di Igiene all'università Cattolica di Roma. E i numeri del rapporto settimanale della Fondazione Gimbe danno ragione al consigliere: +37,7% dei casi positivi dal 3 al 9 novembre rispetto alla settimana precedente. "È la terza settimana consecutiva di incremento" sottolinea Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione. Comunque, come detto dagli esperti, non è la quarta ondata ma un aumento dei contagi dovuto alla maggior presenza in ambienti chiusi e alla riapertura di scuole e uffici. Inevitabile, dunque, ma al momento la situazione rimane gestibile.
"Epidemia come un fiume in piena"
Ad un passo dalla zona gialla c'è il Friuli-Venezia Giulia, chiesta a gran voce da Alberto Peratoner, direttore del sindacato anestesisti-rianimatori in Regione, con le terapie intensive all'11% dell'occupazione. Soltanto a Trieste (per colpa dei no vax e no green pass) ci sono ben 471 casi ogni 100mila abitanti con la soglia massima italiana fissata a 50, quasi 10 volte in più. Un'enormità. "L'epidemia - spiega Battiston - è come un fiume in piena che in questo momento scorre veloce e copioso. Non riusciamo a ridurne la portata, ma in Italia al momento ci salviamo perché abbiamo buoni argini".
Buoni si, ma se il fiume si ingrossa gli argini si rompono, come ci insegnano anche le vicende meteo di questi ultimi giorni. "Il freddo, la vita ripartita in modo pressoché normale, le prime dosi ormai ferme, i vaccini che non offrono una protezione completa - sottolinea il fisico - fanno sì che parte dell'acqua superi gli argini e fuoriesca". L'unica arma rimane la vaccinazione, campana che ancora una parte della popolazione non vuole o fa finta di non capire. La terza dose ma, soprattutto, le prime dosi a quel 15% ancora scoperto sarebbero la salvezza, basti vedere cosa accade in Paesi europei molto più indietro dell'Italia come abbiamo descritto sul Giornale.it.
"Ogni ondata si è arrestata quando abbiamo preso misure per rafforzare gli argini: regioni colorate, vaccini, Green Pass. Ora non abbiamo leve capaci di agire in modo rapido. E resta prematuro prevedere se il panettone dovrà convivere con le mascherine", conclude Battiston.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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