Adesso pure i cani fanno il lifting (ma a scopo medico)

I cani che subiscono più interventi sono quelli con le "pieghe"

Adesso pure i cani fanno il lifting (ma a scopo medico)

Sempre più a immagine e somiglianza dei loro padroni. la mdoa arriva da Oltremanica ma, c'è da scommetterci, prima o poi sbarcherà anche dalle nostre parti. Bulldog, shar-pei, carlini. I cani con le pieghe vanno sempre più di moda, scelti da molte star come inseparabili compagni di vita e quindi gettonatissimi da chi sceglie di adottare un amico a quattro zampe. Risultato: è boom di lifting facciale anche per Fido, passato sotto il bisturi per rimuovere la pelle in eccesso spesso responsabile di infezioni, problemi  respiratori, di vista o udito. A svelare il trend sono i veterinari inglesi: in 4 anni, calcolano, gli interventi sono aumentati di oltre l’80%.

"Viaggiamo al ritmo di 4-5 operazioni a settimana e il dato è in crescita - racconta Gert ter Haar del Royal Veterinary College -, soprattutto gli interventi sui carlini sono aumentati di 8 volte". Se 5 anni fa la media era di 30 all’anno, ora si superano i 260. Il prezzo? Fino a 2 mila sterline, circa 2.500 euro. Ma attenzione: l’esperto tiene a precisare che non si tratta di ritocchi estetici, bensì di operazioni eseguite a scopo medico e spesso di veri e propri interventi salvavita. Se infatti per padroni ed estimatori è praticamente impossibile resistere al desiderio di affondare le mani tra le morbide pieghe che rivestono il muso di certe razze canine, per gli animali che con queste "rughe" ci convivono i problemi di salute sono un rischio concreto. "Innanzitutto - spiega ter Haar - le loro vie respiratorie possono essere ostruite: le pieghe possono coprire il naso e impedire all’animale di respirare". In altri casi negli anfratti della pelle possono svilupparsi «gravi infezioni cutanee", in altri ancora l’animale rischia "la cecità o la perdita di udito".

Ovviamente "non interveniamo mai a meno che non esista una fondata ragione medica per farlo", assicura il veterinario sul Telegraph.

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