Agente spara a un rom in fuga: gli chiedono un milione di danni

L'ultima follia della giustizia. L'accusa vuole condannare a un anno di carcere l'assistente che sparò al nomade ladro

Agente spara a un rom in fuga: gli chiedono un milione di danni

L'ennesima follia della giustizia italiana si abbatte (ancora una volta) su un poliziotto. Adesso, dopo aver rischiato la propria vita per far rispettare la legge, rischia di essere sbattuto un anno in carcere e di dover sborsare un milione di euro a un rom che stava scappando dopo aver messo a segno un furo e aver fatto resistenza al pubblico ufficiale. Per questi reati il nomade se la caverà con appena sedici mesi di carcere. Mentre, se le richieste del viceprocuratore onorario Ester Kappelmayr dovessero essere accordate dal giudice, Andrea C., 42enne assistente capo di polizia, avrà la vita rovinata da una sanzione senza precedenti.

La sera del 15 dicembre 2013, come racconta la Stampa, Megaiver Sulejmanovic (24 anni) è rimasto ferito alla schiena mentre stava lasciando il distributore di benzina Tamoil in corso Unione Sovietica, poco distante dalla tangenziale di Torino. Per questo ladro, già condannato a sedici mesi di galera, l'avvocato Domenico Peila ha chiesto un ricarcimento di "176mila per il danno morale e 800mila per il danno biologico". Quest'ultimo sarebbe stato calcolato sulla base delle tabelle del tribunale di Milano. La difesa ha, infatti, spiegato che il colpo alla schiena ha costretto il giovane, che ora è considerato invalido al 65%, ad "andare in giro con le stampelle".

Per l'avvocato Gigliola Rubano, che rappresenta il Viminale, la richiesta della difesa "non pertinente, dato che l’imputato è disoccupato, non è regolare sul territorio e stava commettendo un reato". "Il mio cliente - ha spiegato il legale - ha fatto un uso legittimo dell’arma, ha mirato e voleva soltanto colpire gli pneumatici". "L’agente ha sparato con negligenza, avrebbe dovuto valutare meglio la situazione. Aveva un dovere di diligenza, vista l’anzianità di servizio. Doveva sapere che non c’erano le condizioni per utilizzare l’arma, nessuno era in pericolo", ha replicato il viceprocuratore onorario Ester Kappelmayr accusando il poliziotto di lesioni colpose. Un'accusa fortemente sostenuta pure da Peila: "L’imputato ha premuto il grilletto sette volte, contro un’auto in fuga a gran velocità, in condizioni di scarsa visibilità.

Questa non è soltanto negligenza, questo è 'dolo eventuale'. Il poliziotto ha accettato il rischio che qualcosa potesse andare storto, che qualche pallottola potesse attraversare il lunotto, il portellone, i sedili e colpire le persone nell’auto. Come poi è avvenuto".

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