L'Italia è "un Paese sicuro", ma nessuno Stato è a rischio zero. E ad allarmare Angelino Alfano è soprattutto la situazione nelle carceri, in cui il rischio radicalizzazione è sempre maggiore.
"Dalle analisi in nostro possesso emerge che lo stato di sicurezza del nostro Paese è davvero positivo: i reati calano, il contrasto cresce, il sistema antiterrorismo fin qui ha retto", ha assicurato il ministro dell'Interno dopo la riunione del Comitato nazionale di ordine e sicurezza che si è tenuta stamattina al Viminale, "Il sistema italiano non ha niente da invidiare a nessun sistema di sicurezza al mondo. Il nostro Paese può essere considerato un Paese sicuro, ringrazio per questo le forze dell'ordine". E in particolare Alfano si è rivolto ai "47mila italiani che vestono una divisa e sono in campo in questo momento per garantire la sicurezza nel nostro Paese".
Eppure tanto deve essere ancora fatto per contrastare il jihadismo nel nostro Paese: "Nelle carceri italiane c'è il rischio di radicalizzazione", ammette Alfano, "Abbiamo lavorato per diminuire il rischio e con un programma di deradicalizzazione per evitare che il germe si impianti nelle carceri. Dobbiamo inoltre evitare che prendano contromisure. Il nostro è un Paese fin qui sicuro in un contesto in cui il rischio zero non esiste. Che il rischio zero non esista lo dimostrano i fatti accaduti intorno a noi".
Il ministro ha poi snocciolato i numeri del Viminale e della lotta al terrorismo. Dal primo gennaio 2015 sono 85 gli estremisti arrestati per jihadismo e 109 le espulsioni per motivi di sicurezza delle quali 9 riguardano gli imam.
110 i foreign fighters monitorati, dei quali 32 morti e 17 rientrati in Europa. Sono 406.338 i contenuti web controllati e 527 oscurati dalla polizia. 164.160 le persone controllate, 35022 i veicoli, 349 le motonavi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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