Quello della manutenzione e tenuta delle nostre infrastrutture più importanti, è un tema che in Italia viene affrontato da diversi anni e che riguarda la sicurezza dei nostri concittadini che si mettono in viaggio e non solo. Terra sismica, soggetta anche ai fenomeni franosi, l’Italia già da tempo dovrebbe avere in cima all’agenda la salvaguardia delle opere infrastrutturali più delicate.
Quando poi, come nel caso di Genova, i ponti vengono giù senza calamità naturali il tutto risuona come un vero e proprio grido d’allarme. È lunga la scia di notizie che riguardano i cedimenti di cavalcavia e ponti attraversati ogni giorno da centinaia di persone.
Il caso più eclatante prima di quello delle scorse ore capitato a Genova, riguarda l’autostrada Palermo–Catania: nel pomeriggio del 10 aprile 2015, una frana trancia un pilone del viadotto Himera nella carreggiata verso Palermo. Solo per miracolo in quel momento nessuno rimane coinvolto dal crollo, ma la Sicilia per diversi mesi è di fatto divisa a metà con tempi di percorrenza superiori alle cinque ore tra le due città principali.
Ma quello del cedimento dei ponti è un problema che riguarda tutta Italia: il 28 ottobre 2016 un cavalcavia cede sopra la carreggiata della Milano – Lecco al passaggio di un tir, uccidendo una persona. Il 9 marzo 2017 invece, lungo la A14 crolla un piccolo viadotto sovrastante l’autostrada in fase di ristrutturazione, in quel caso sono state due le vittime. Poi ancora, ha destato grande scalpore il crollo del ponte della tangenziale di Fossano avvenuto il 18 aprile 2017. Quello dei ponti crollati o dei ponti a rischio, è un vero e proprio “viaggio” che si distribuisce lungo tutto lo stivale e che nelle scorse ore ha drammaticamente toccato Genova.
Ed in questo viaggio, capita di trovare alcune curiosità emblematiche dello stato di salute di ponti e viadotti nel nostro paese. Una su tutte riguarda l’incredibile parallelismo tra l’infrastruttura crollata a Genova e quella invece chiusa da anni ad Agrigento. La città dei templi ha il “suo” viadotto Morandi, lo stesso nome con il quale è conosciuto il ponte collassato nel capoluogo ligure, che da anni costituisce croce e delizia degli automobilisti.
Il nome lo si deve al progettista, che in entrambi i casi è Riccardo Morandi. Costruito tra gli anni 60 e 70, stessa epoca dell’infrastruttura genovese inaugurata nel settembre 1967, il viadotto Morandi agrigentino (oggi ufficialmente diviso in viadotto Akragas I ed Akragas II) consente di collegare il centro storico con Villaseta, quartiere in gran parte sorto dopo la frana che il 19 luglio 1966 ha cancellato circa un terzo del centro abitato della città dei templi. Oggi quel viadotto è in gran parte chiuso per gravi problemi strutturali.
Nel corso degli anni, oltre ad attirare le ire per via del suo impatto ambientale (diversi piloni sono incastonati sopra una necropoli greca), lungo il viadotto sono occorsi diversi incidenti mortali. Ma la decisione della chiusura è arrivata a seguito di indagini effettuate dall’Anas. Dopo anni di segnalazioni per via delle evidenti problematiche presentate da molti piloni, sulla scia anche di quanto accaduto nel 2015 sulla Palermo – Catania si è deciso di appurare lo stato di salute del viadotto Morandi agrigentino. Nel marzo 2017 è arrivata la chiusura del tratto più lungo, quello che dalla centrale via Dante giunge a Villaseta. Da allora, la struttura si presenta come un lungo serpentone di cemento armato abbandonato e non frequentato. Di recente si è discusso del fatto che, nella migliore delle ipotesi, il viadotto potrebbe riaprire nel 2021 dopo costose (si parla di circa trenta milioni di Euro) opere di manutenzione straordinaria.
Stessa epoca e stesso progettista per i due viadotti Morandi, quello genovese e quello agrigentino, ma diverse sono le modalità e le ditte di costruzione. Pur tuttavia, quando ad Agrigento si è saputo che il viadotto crollato a Genova era nominato Morandi, la spina dorsale dell’opinione pubblica ha avuto molto più di un sussulto.
Il progettista Riccardo Morandi è stato uno degli italiani più conosciuti nel suo campo, avendo realizzato progetti in tutto il mondo che hanno riguardato ponti e delicate opere infrastrutturali. Ma a Genova ed Agrigento, per motivi solo parzialmente forse riferibili alla progettazione, qualcosa non è andato per il verso giusto. Molte critiche catturava il viadotto crollato in Liguria, tante ne attira quello chiuso da quasi due anni in Sicilia. Non solo: di alti costi di manutenzione si parlava già da tempo per l’opera genovese, altrettanto avviene ad Agrigento.
Sul sito Ingegneri.info, in un’intervista realizzata nel luglio 2016 l’ingegner Brencich parlava già delle problematiche che interessavano l’opera venuta giù lungo l’A10.
Ad Agrigento da anni, come detto, il dibattito sul viadotto Morandi è molto acceso. Due strutture, due storie, forse diverse ma comunque parallele, che testimoniano come l’attenzione in Italia sulle opere più delicate non è e non deve essere mai troppa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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