Alzano non merita la propaganda dei banchi di Stato

Sono arrivati i banchi. Entusiasmo ad Alzano, Nembro e Codogno. Quella che era la zona rossa più rossa di tutte le zone d'Italia, mette un fiocco rosa e uno azzurro, nasce la nuova scuola dopo il Covid.

Alzano non merita la propaganda dei banchi di Stato

Sono arrivati i banchi. Entusiasmo ad Alzano, Nembro e Codogno. Quella che era la zona rossa più rossa di tutte le zone d'Italia, mette un fiocco rosa e uno azzurro, nasce la nuova scuola dopo il Covid. Restano in forse i docenti che non vogliono rischiare il contagio ma gli scolari hanno voglia di provare le loro piccole scrivanie, scaricate dai camion, avvolte dalla plastica, montate in fretta dalla task force di Treviso, gente pratica, gli Arcuri del trapano e del cacciavite, come si usa con i mobili del negozio svedese, il gioco è fatto. Le telecamere di regime sono entrate prontamente in azione, hanno mandato in circuito il messaggio forte e chiaro, lo Stato c'è, come piace dire al primo ministro Conte Giuseppe, dunque meglio partire proprio da dove lo Stato si era dimenticato di essere, ingannando la gente bergamasca, prima spedendo i gipponi militari a sorvegliare i caselli autostradali, poi cancellando l'operazione per timore di rivolte e affini, quindi arrivando in ritardo su tutto e su tutti e scaricando sul governo regionale sospetti e responsabilità. L'operazione banchi puliti commuove l'ex campione di football Beppe Signori che ad Alzano cominciò a tirare calci al pallone, la scuola è il primo gol di questa estate folle ma sarebbe opportuno ricorrere alla moviola, oggi chiamata Var, perché dietro la propaganda, abbastanza infantile, arrivano immagini singolari: gli stessi operai addetti al montaggio delle nuove ministrutture si sono impegnati a demolire, a colpi poderosi di ascia e di martello, i vecchi banchi, composti da sedile e piano di lavoro, sui quali hanno studiato, negli ultimi anni, le scolaresche, mica oggetti arrugginiti da girare ai rigattieri o da portare in discarica ma roba buona, ancora utile se ci fosse un'idea programmatica, un disegno normale, efficace ed efficiente. Invece no, si butta al macero il passato prossimo per un presente non meglio identificato se non nelle misure del banco, inferiori, ristrette, appena sufficienti per un foglio da disegno e il portapenne ma utili per raggrumare nella stessa aula gli studenti, a un metro di distanza uno dall'altro, dicesi rima buccale stando al dizionario improbabile di questa epoca di ignoranti in carriera ministeriale. «Al coordinamento, ora ci penso io», ha proclamato Azzolina, ministra dell'Istruzione, cadendo sul pleonastico «ci» ma non è il caso di infierire, considerate le gaffe nella consecutio e nel congiuntivo fantozziano del premier «... non possiamo tollerare che arrivano dei migranti addirittura positivi e vadino in giro liberamente...», liberi tutti, dal Devoto-Oli allo Zingarelli, dal Garzanti al Novissimo Conte 2020. Banchi a posto, fissi, immobili, per le primarie, nel senso di scuole, vanno bene così, eliminati armadietti e attaccapanni, superflui per la didattica, non si è ancora saputo se le lavagne e i gessi resisteranno alla svolta. Gli studenti delle classi superiori attendono con ansia l'arrivo delle rotelle, i loro banchi saranno itineranti, sarebbero stati la libidine della mia generazione, costretta al domicilio coatto in venticinque centimetri quadrati, con calamaio optional. Le prime parole del corpo docente rientrano nel repertorio del minculpop, il governo è stato efficiente, in un solo mese ha risposto alle richieste, la spedizione, la consegna e il montaggio delle nuove attrezzature si sono svolti in un clima di entusiasmo, a parte i colpi d'ascia ai vecchi banchi. È suonata la campanella, quella del governo, «riaprire le scuole in sicurezza è la priorità di tutto il Paese», ha detto Speranza, un cognome una garanzia come ministro della Salute. Siamo sicuri davvero? Dice il sindaco di Nembro, Cancelli Claudio: «L'attuale sistema di trasporto pubblico locale non è in grado di portare tutti gli studenti a scuola alle 8 se le condizioni di copertura sono queste. Il mio augurio è che il commissario Arcuri e il suo staff riescano a mettere in sicurezza le scuole, almeno dal punto di vista dei banchi». Dunque è Arcuri Domenico l'uomo del futuro, la sua immagine e le sue parole andrebbero scolpite sui muri esterni di tutti gli edifici scolastici, come nel ventennio.

Su questo ci siamo, gli è bastato far partire l'ordine in fabbrica e l'altra Italia, quella che lavora e produce, ha provveduto alla consegna. Una cosa è certa, però: sarà impossibile riproporre il titolo storico del tema in classe: «Parla del tuo compagno di banco».

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