Aquarius resta senza bandiera. "Costretta a chiudere attività"

"Dopo due mesi in porto a Marsiglia senza riuscire a ottenere una bandiera MSsf e Sos Méditerranée sono costrette a chiudere le attività della nave Aquarius"

Aquarius resta senza bandiera. "Costretta a chiudere attività"

La nave Aquarius non opererà più nel Mediterraneo. Lo ha annunciato in una nota Medici senza frontiere: "Dopo due mesi in porto a Marsiglia senza riuscire a ottenere una bandiera, e mentre uomini, donne e bambini continuano a morire in mare, MSsf e Sos Méditerranée sono costrette a chiudere le attività della nave Aquarius". Nella nota si parla di "una scelta dolorosa, ma purtroppo obbligata, che lascerà nel Mediterraneo più morti evitabili, senza alcun testimone". Cluadia Lodesani, di Msf, punta il dito contro il "crescente clima di criminalizzazione dei migranti e di chi li aiuta", che avrebbe indotto l'Ong a ritirarsi.

La prima a commentare la notizia è stata Marine Le Pen che ha detto: "La fine dell'attività pro migranti della nave Aquarius è un'ottima notizia per i popoli europei. Ora tutti i nostri sforzi devono concentrarsi per annullare il Global Compact, la cui firma è prevista a Marrakech".

Il caso Aquarius

Tutto era iniziato quest'estate, quando il ministro dell'Interno Matteo Salvini aveva annunciato che l'Aquarius non avrebbe potuto sbarcare 141 migranti in Italia. Si era aperto un vero e proprio scontro politico, con la Francia di Emmanuel Macron (che pratica l'accoglienza ma solo a parole), che intimava a Roma di far sbarcare i migranti. Migranti che, però, nessuno voleva. E così le autorità di Gibilterra, che dipendono dal Regno Unito, hanno deciso di togliere la bandiera all'imbarcazione. Bandiera che nessuno stato ha però voluto concederle.

Ma non solo. Nell'ultimo mese, la procura di Catania ha disposto il sequestro della nave in quanto avrebbe smaltito in modo illecito i rifiuti. "Scabbia, tubercolosi, meningite, Hiv, questo il variegato elenco di malattie infettive portate dai migranti soccorsi dalla Aquarius che non avrebbe smaltito come rifiuti pericolosi gli indumenti dismessi e i materiali utilizzati a bordo per il primo soccorso delle persone", si legge nei documenti dell'inchiesta.

Sempre secondo la procura, sarebbero almeno 25 le persone che "avrebbero avuto la

consapevolezza della pericolosità degli indumenti indossati dai migranti in quanto fonte di trasmissione di virus o agenti patogeni contratti durante il viaggio" e che non avrebbero comunicato la categoria dei rifiuti.

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