Lombardia, aumentano le terapie intensive. Pesenti: "Mi tremano i polsi"

Il professore a capo della task force che gestisce le terapie intensive lombarde: "Bisonga prendere provvedimenti negli ospedali". Ma a preoccupare sono anche i ricoveri in reparto. Catena: "La situazione potrebbe diventare esplosiva"

Lombardia, aumentano le terapie intensive. Pesenti: "Mi tremano i polsi"

"Mi tremano i polsi". Antonio Pesenti, direttore del Dipartimento di Rianimazione del Policlinico e coordinatore delle terapie intensive dell’Unità di crisi della Regione Lombardia per l’emergenza coronavirus, non usa giri di parole nel commentare gli ultimi dati sui contagi e sui ricoveri per Covid-19, arrivati questa sera da Palazzo Lombardia.

Nelle ultime 24 ore, infatti, sono stati rilevati 1.844 casi positivi, di cui più della metà (1.032) nella provincia di Milano e 504 nel solo capoluogo lombardo. A preoccupare sono anche i dati relativi ai ricoveri: +2 in terapia intensiva e +99 nei reparti. Sono 25, invece, i nuovi pazienti in rianimazione a livello nazionale, che portano il totale dei ricoverati in terapia intensiva a 539, mentre 5.470 sono quelli in altri reparti. "Il numero dei pazienti ricoverati in terapia intensiva sta aumentando in modo esponenziale- ha dichiarato Pesenti ad HuffingtonPost- e, come tutti i matematici sanno, l’esponenziale a un certo punto impazzisce". E, pensando a quello che potrà succedere, non nasconde la preoccupazione. "Per ora- precisa-riusciamo a stargli dietro e certamente la situazione di Milano è delicata, ma bisogna prendere dei provvedimenti negli ospedali perché questi malati vengano curati adeguatamente". Un piano, per cercare di star dietro ai ricoveri c'è già e nei prossimi giorni è prevista la riapertura del "reparto di terapia intensiva all’ospedale di Lecco e credo che la direzione sanitaria di Regione Lombardia abbia già allertato gli ospedali". Poi, "quando avremo saturato tutti i 17 hub allestiti sul territorio regionale", si arriverà ad "aprire l’ospedale realizzato in Fiera".

Ma il virus, mette in guardia Pesenti, "sta galoppando velocemente e c’è un dato da non trascurare: oggi noi vediamo ricoverati nelle terapie intensive una percentuale dei positivi di quindici giorni fa. Considerato che oggi i positivi ammontano all’incirca a 6-7 volte quelli di due settimane fa, vuol dire che tra quindici giorni ci ritroveremo nelle terapie intensive un numero di pazienti superiore di circa 6-7 volte. Ecco, se ci penso mi tremano i polsi". E nemmeno le misure inserite nell'ultimo Dpcm sembrano far ben sperare il responsabile delle terapie intensive lombarde per l'emergenza coronavirus. Le precauzioni del governo, infatti, potrebbero non frenare la corsa del Sars-CoV-2 in modo significativo: "Bisognerebbe fare un discorso chiaro con gli italiani- conclude Pesenti- Atteso che il rischio zero non esiste, è necessario che ognuno decida il rischio che intende correre. Scegliere se rischiare passando 20 minuti in autobus per andare a lavorare o 20 minuti in discoteca. Siamo tutti grandi e capaci di decidere con consapevolezza e responsabilità".

Ma non sono solo le terapie intensive a mettere sull'attenti la Regione Lombardia. A preoccupare è anche l'andamento dei ricoveri che, secondo quanto dichiarato a SkyTg24 dal responsabile della terapia intensiva dell’Ospedale Sacco di Milano, Emanuele Catena, potrebbero portare a una "situazione esplosiva". "Nelle prossime settimane, precisa Catena, "potremmo trovarci dalle attuali poche decine di pazienti ricoverati alle centinaia. Questa situazione potrebbe potenzialmente diventare molto esplosiva e allarmante". I dati di oggi lanciano, così, l'allarme sulla situazione dei contagi da Covid-19, dopo la "tregua" estiva seguita alla prima ondata. I numeri non permettono di abbassare la guardia e, in questa situazione, diventa fondamentale ribadire l'importanza di osservare le misure del distanziamento sociale, dell'igienizzazione e dell'uso della mascherina.

Non solo. Per scongiurare una nuova diffusione del Covid-19, potrebbero rendersi necessarie "ulteriori restrizioni, sperabilmente localizzate, legate all'individuazione di focolai particolari e magari lockdown di un quartiere, di un contesto". A ipotizzarlo è stato il virologo Fabrizio Pregliasco, che ha sottolineato: "Purtroppo è qualcosa che dobbiamo tenere in conto come opzione".

Non è escluso nemmeno il lockdown della città di Milano: "Potrebbe essere possibile. Immaginiamolo come scenario. Lo ha fatto Boris Johnson in Inghilterra per le principali città, ma anche la Francia lo sta immaginando. Purtroppo non vedo perchè noi dovremmo essere esentati".

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica