Bassetti: "Vi spiego perché e prossime 5 settimane sono decisive"

Il professore ha sottolineato che “ci vuole una cabina di regia. Misure dirette se no l'economia muore e ci si ammala di più”

Bassetti: "Vi spiego perché e prossime 5 settimane sono decisive"

Il professor Matteo Bassetti, direttore della Clinica Malattie Infettive dell'ospedale San Martino di Genova, sembra esserne certo: le prossime cinque settimane saranno fondamentali per capire come andranno i prossimi mesi. Si dovrà puntare soprattutto sulla campagna vaccinale, tenendo presente che, come spiegato da Bassetti, l’estate 2021 per il momento è ancora una incognita, tutto dipenderà da quante persone verranno vaccinate: “Se il 70% sarà vaccinato sarà buona. Se il 30% solo, sarà difficilissima. Le prossime cinque settimane saranno decisive”.

Serve una cabina di regia

Nell’intervista rilasciata a La Stampa, il professore ha tenuto a precisare che adesso ci vuole una cabina di regia, perché la pandemia non è solo un problema sanitario. Servono quindi misure dirette, altrimenti muore l'economia muore e anche i cittadini si ammalano di più. Un anno fa, il 21 febbraio 2020, a Codogno era stato scoperto il primo paziente Covid e gli italiani entravano nel primo lockdown. Abbiamo imparato parole fino a quel momento sconosciute, come lockdown, coronavirus. E altre. Abbiamo cominciato a cantare dai balconi, a vedere cartelli alle finestre con la scritta “Andrà tutto bene”, un modo per cercare di continuare a vivere. E, come sottolineato dallo stesso Bassetti, “un modo di infondere fiducia, ma non è andato tutto bene. Adesso dobbiamo vaccinarci e investire di più nella ricerca”.

Il professore ha ricordato quel giorno di un anno fa, quando improvvisamente i medici si sono trovati davanti a delle polmoniti che non erano comuni. E si è capito che il problema non riguardava più solo la Cina, ma era arrivato fino a noi. Bassetti ricorda lo scorso mese di marzo come il peggiore della sua vita, non solo per quanto riguardava il lavoro. I reparti dell’ospedale erano zeppi di pazienti e non si sapeva ancora cosa fare, anche perché si andava a tentativi, continuando a cambiare le terapie. Con la paura per i pazienti, il personale e anche per i propri cari. Ma come ha sottolineato Bassetti la forza è stata quella di mantenere la calma. “Tutte le mattine che arrivavo in ospedale, almeno per tutta la prima settimana, misuravo l'ossigenazione del sangue con il saturimetro. Tra colleghi ci chiedevamo dei sintomi, se sentivamo i sapori, se avevamo un principio di congiuntivite... Ho sempre cercato di non trasmettere questa cose in famiglia. Ma vedevano un Matteo diverso” ha confessato.

L’obiettivo di un medico è quello di salvare le persone e in quel caso i pazienti erano costretti a restare da soli in reparto, senza poter ricevere le visite dei parenti, ma solo degli operatori sanitari. Ai quali chiedevano di salutare mogli, mariti e figli. “Persone che ci chiedevano di dire alla moglie che l'amavano o ci confidavano dove tenevano i soldi per il loro funerale. Ma poi c'erano le emozioni belle per chi guariva o per i farmaci nuovi che funzionavano. Vivevamo con picchi emozionali impressionanti” un periodo molto difficile per tutti, anche per i medici. Ma Bassetti non ha mai pensato di considerarsi un eroe. Svolgeva solo il lavoro che amava e che aveva scelto, per il quale aveva studiato. E i segni della mascherina sul viso erano parte del suo mondo.

Bassetti: "Non eravamo pronti"

La Procura di Bergamo ha scoperto che non eravamo pronti a un tale tragico avvenimento perché l’unico piano pandemico che aveva l’Italia risaliva al 2006. “No, non eravamo pronti. Ma non solo per quello. Negli ultimi 20 anni il sistema sanitario è stato cannibalizzato dai tagli. Certo sarebbe stato meglio avere un piano pandemico più aggiornato. Ma chi avrebbe pensato a 100mila morti in Italia? Solo al San Martino di Genova abbiamo avuto fino a 650 ricoverati. Anche i Paesi con un piano pandemico recente non hanno evitato quello che è successo” ha precisato Bassetti. In questi giorni, sia in televisione che sul web, vengono riproposte le immagini della scorsa primavera, come quella dei camion dell’esercito che attraversavano Bergamo pieni di bare. Una immagine che ha fatto male a tutti, come ha sottolineato il professore, con la città lombarda che ha toccato il punto più basso, con un focolaio che ha coinvolto il 50% delle persone.

Adesso non resta che il vaccino, e le prossime 5 settimane saranno fondamentali. Con una campagna vaccinale che non è partita certo nel migliore dei modi, con errori e rallentamenti. “Vaccinarsi tutti e presto è il modo migliore per fermare il virus e le sue varianti. Ma bisogna vaccinarsi in tempo breve. Negli Usa contano di arrivare all'immunità di gregge ad aprile. In Italia non abbiamo nemmeno iniziato la vaccinazione di massa. È da un anno che si sapeva che arrivava il vaccino. La campagna vaccinale è perdente. Non siamo arrivati preparati. Tutta l'Europa non è arrivata preparata”.

Servono misure spietate

Secondo il professore quello che è mancato è stata una campagna di informazione adeguata e ha tenuto a dire che verso i suoi colleghi contrari al vaccino si deve essere duri, perché tocca ai medici e agli infermieri dare l’esempio. Chi tra loro non si vuole vaccinare non è idoneo al lavoro che ha scelto. Bassetti ha parlato anche delle fasce di colore che fino a questo momento possono anche aver funzionato, ma oggi servono misure chirurgiche, più mirate, territoriali. Se necessario anche spietate. “Se serve per contenere il contagio un comune lo facciamo diventare bordeaux: solo mascherine FFP2, chiuse scuole e attività. Magari per 15 giorni ma per davvero. Altro che tutti in giro come a Natale”. Con una cabina di regia seria che decida, perché il problema non è solo sanitario, come ha tenuto a precisare, ma anche economico.

Dalla percentuale di persone che verranno vaccinate nelle prossime 5 settimane potremo avere una idea di come sarà la nostra prossima estate. “Se il 70% sarà vaccinato sarà buona. Se il 30% solo, sarà difficilissima. Le prossime cinque settimane saranno decisive”.

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