Un nuovo episodio legato al fenomeno della “Blue whale” ha fatto scattare l‘allarme a Brindisi.
Del “gioco” social, che prevede un’escalation di pratiche di autolesionismo che porta infine al gesto estremo del suicidio, si erano un po’ perse le tracce, ma solo perchè il grande clamore che ha suscitato la sua scoperta ha portato i fautori ed i partecipanti a mantenere un profilo più basso. Ecco il motivo per cui, comunque, non si abbassa mai la guardia dinanzi ad evidenze che possano attestare lo svolgimento di questa macabra ed insensata pratica.
Grazie alla segnalazione di una cittadina, i carabinieri di Brindisi sono riusciti molto probabilmente a salvare la vita di una ragazza. La testimone ha riferito ai militari di aver notato una giovane che si aggirava per strada in stato confusionario, con un braccio sanguinante solcato da profondi tagli. Si trattava di una 20enne originaria della provincia di Gorizia, decisamente in pessime condizioni al momento del ritrovamento. La giovane è stata trasportata al pronto soccorso, dove le sono stati in effetti riconosciuti i postumi di lesioni autoinflitte.
La 20enne ha risposto quindi alle domande dei carabinieri, che indagavano sulla sua situazione, tentando di ricostruire tutta la vicenda. Dopo aver conosciuto online un ragazzo più grande di lei, la giovane sarebbe stata da lui invitata ed ospitata in un Bed&Breakfast. Quando l’attenzione degli inquirenti si è invece rivolta ai tagli sul suo braccio, la 20enne avrebbe inizialmente inventato la storia secondo cui tutto sarebbe stato conseguenza del nervosismo per aver perso il treno che l’avrebbe dovuta ricondurre a casa in Friuli. Solo in un secondo momento, pressata dagli investigatori, avrebbe ammesso di trovarsi nel bel mezzo della “Blue whale challenge”. La giovane ha quindi spiegato il funzionamento della sfida in questione, che prevedeva la pubblicazione delle foto degli atti di autolesionismo su una chat privata di Facebook, così da attestarne l’autenticità.
Da qui, ovviamente sono scattate le indagini da parte degli inquirenti, mentre la ragazza ha potuto far ritorno in Friuli e riallacciare i rapporti coi propri genitori.
L’investigazione, che certamente si allargherà per colpire un numero più elevato di persone coinvolte, ha portato fino ad ora alla denuncia di un 24enne di Latiano per il reato di favoreggiamento nei confronti di soggetti (ancora da identificare) responsabili del reato di “istigazione al suicidio”.
In pratica, il ragazzo che aveva ospitato la 20enne sarebbe stato, secondo le prime ricostruzioni, il tramite fra la ragazza e qualcuno “più in alto” di lui in una scala gerarchica.Le indagini sono ancora in corso.
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