Un lungo corridoio vuoto e silenzioso fa da cornice a quelle grandi stanze invalicabili. Sigillate da vetri e dalla palpabile tensione del reparto. Una dopo l’altra, scorrono scene uguali e terribili di storie diverse e dolorose. Tubi, camici bianchi, occhi chiusi, immobilismo. A riempire i posti letto di terapia intensiva ci sono pazienti anziani e meno anziani. Molti sono intubati. Significa che si è nello stadio più grave, secondo soltanto a quello che comporta la ventilazione polmonare in posizione prona. L’atmosfera nel reparto covid è sconvolgente: un paziente con la testa piegata sul cuscino resta per minuti interminabili a fissare al di là del vetro con gli occhi sgranati. Ed è solo il battito di ciglia a rincuorare che sia ancora cosciente.
I numeri dei ricoveri
"Abbiamo sempre avuto pazienti anche nel corso dell’estate, però non abbiamo mai superato i 10 posti letto di terapia intensiva occupati", spiega Massimo Lombardo, Direttore Generale degli Spedali Civili di Brescia dallo scorso giugno. Da ottobre, invece, anche a Brescia i numeri dei positivi ricoverati sono tornati a crescere.
Al Civile, il primo ospedale cittadino, il reparto di terapia intensiva covid è al completo da giorni. I posti letto riservati sono cresciuti a 37, con altri 14 disponibili per i non covid. Il 60% dei posti è occupato da pazienti bresciani, il 40% proviene dalle altre province lombarde, come Monza, Milano e Varese "Dalla prima decade di ottobre sono inoltre aumentati anche i pazienti che si rivolgono a noi perché hanno una polmonite. E l’83% di questi pazienti è bresciano", continua Lombardo.
A marzo 950 pazienti contemporaneamente
Agli Spedali Civili di Brescia in primavera lo tsunami della pandemia è arrivato con violenza e all’improvviso. Era il momento più drammatico per il nostro Paese, quello in cui nonostante i numeri inferiori rispetto ad oggi, si moriva tanto e ancora non si sapeva come affrontare lo spettro del contagio. Eppure l’onda non ha travolto il presidio sanitario. Tutta l’azienda sanitaria - che comprende anche gli ospedali di Gardone Valtrompia e Montichiari - è stata quella che ad oggi in tutta Italia ha ricoverato il maggior numero di pazienti covid contemporaneamente: durante il picco di marzo a Brescia erano ricoverate 950 persone nello stesso momento.
Oggi la situazione resta comunque gestibile. Al Pronto soccorso non c’è emergenza, poche ambulanze in arrivo e il flusso scorre senza problemi. Anche sull’app Salutile il report sul pronto soccorso del Civile non indica mai sovraffollamento. È il termometro di un’onda che forse non è ancora arrivata.
L'incognita Scala 4
Dalla primavera il virus ha lasciato lunghi strascichi e profonde ferite, ma ha anche generato un’esperienza che rende oggi il Civile un’azienda sanitaria capace di assorbire la seconda ondata. Per questo motivo l’ospedale ha pensato di trasformare un vecchio reparto dismesso, la Scala 4, in un nuovo padiglione covid da 170 posti, concepito con tecnologia all’avanguardia e per un costo di 6 milioni e 800mila euro.
Secondo il direttore, a fine novembre dovrebbero essere disponibili i primi posti.
Ma servirà la Scala 4 a garantire un muro alla seconda ed eventuale terza ondata? Lombardo non ha dubbi:"Non sappiamo se il numero dei positivi nel Bresciano continuerà ad aumentare, ma abbiamo ampi margini di crescita, la capacità degli Spedali Civili si è già dimostrata essere molto alta".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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