Si chiamava flebotomia. Fino a qualche secolo fa era la tecnica per curare un male di cui in realtà non si conoscevano bene le ragioni. I medici pensavano che il sangue fosse l'umore dominante, quello che dava equilibrio a tutti gli altri: la flemma, la bile nera e la bile gialla. L'idea era di liberare il corpo dal sangue in eccesso, magari con le sanguisughe. È da qui, da questa pratica, che viene il salasso. Ora non bisogna pensare al medico cinque-seicentesco come un ciarlatano o un mestierante. È che l'arte della medicina comincia a fare i primi passi verso il metodo scientifico. Si va avanti per tentativi e errori, con la testardaggine di chi cerca di capire i misteri del corpo umano.
Qualcuno sostiene che gli economisti siano ancora un po' come quei pionieri della medicina. Andrebbero insomma a tentoni. È un'accusa ingiusta, ma se si guarda alla perseveranza della Bce nel ricorso al salasso per sfebbrare l'economia il dubbio un po' viene. Per undici volte, una dopo l'altra, si è scelto di alzare il tasso di sconto, cioè il costo del denaro per tenere a bada l'inflazione. Non è una scelta in assoluto sbagliata, ma ha un costo progressivo. Siamo di fronte al più classico dei «la cura ha funzionato, ma il paziente è morto». Fino a che punto si può togliere sangue? Il sospetto è che a un certo punto la cura non andasse avanti per ragioni «tecniche», ma per esorcizzare la grande paura della locomotiva europea. Il terrore tedesco per l'inflazione ha spinto la Bce al di là del limite. Non si è fermata neppure quando gli effetti della guerra ucraina sul Pil della Germania erano ormai evidenti. Il risultato è che adesso a Berlino si parla di stagnazione, con un autunno che si annuncia ancora più miserabile delle attese. Gli indici sull'acquisto di servizi dicono che la recessione non sarà breve.
La crisi tedesca avrà effetti su tutta la Ue. Berlino e i suoi alleati, primi fra tutti gli olandesi, non vedono alternative alla regola, quasi più morale che economica, dell'austerità, come modo saggio e previdente per gestire il mercato comune e soprattutto proteggere i titoli pubblici da speculazioni finanziarie. Qualsiasi deviazione dalla norma sarebbe un favore sciagurato ai «governi cicala». È per questo che qualsiasi richiesta di riscrivere il patto di stabilità viene vissuto come eresia. Il no arriva quasi a priori. Le conseguenze non saranno però così banali. Le regole europee su conti e debito sembrano tarate su uno scenario lontano nel tempo, dove non c'è traccia di pandemia, di flussi migratori, di guerre sul confine accanto, di scenari geopolitici inquieti. Non importa quello che sta accadendo, la risposta è sempre la stessa: serve un bel salasso.
Il ceto medio dell'Europa sta diventando sempre più disilluso e aumentano le sacche di povertà senza speranza. La rabbia e la paura sono l'acido della liberal-democrazia. L'Europa si può permettere un'altra stagione di austerità? Si ha quasi timore a chiederlo ai medici di Molière.
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