Calano divorzi e separazioni: in 230mila pagano il mutuo ma non vivono più in casa

La fine di un matrimonio restaè uno degli eventi psicologicamente più provanti. Gravi ripercussioni anche sulla vita economica degli ex coniugi

Calano divorzi e separazioni: in 230mila pagano il mutuo ma non vivono più in casa

Ogni mille matrimoni 311 coppie si separano e 174 divorziano. Un numero di per sé elevato che, però, segna un'inversione di rotta. Stando alla fotografia scattata dall'Istat, nel 2012 ci sono stati 88.288 separazioni e 51.319 divorzi, entrambi in calo rispetto all’anno precedente rispettivamente dello 0,6% e del 4,6%. Sebbene anche i tassi di separazione e di divorzio, in continua crescita dal 1995, abbiano una battuta d’arresto, le conseguenze della fine di un matrimonio sull'economia personale e in particolare sulla "questione casa" sono ancora pesantissime. Secondo uno studio dell’Istituto di ricerca Demoskopea, commissionato da Immobiliare, per quattro italiani su dieci la fine di un matrimonio ha peggiorato la propria vita economica e in 167mila sono tornati a casa dai genitori. Non solo. In quasi 230mila continuano a pagare il mutuo nonostante non vivano più nella casa coniugale.

La durata media del matrimonio al momento dell’iscrizione a ruolo del procedimento risulta pari a 16 anni per le separazioni e a 19 per i divorzi. E ancora: i matrimoni più recenti durano di meno. Confrontando i matrimoni celebrati nel 1985 con quelli del 2005, le unioni interrotte dopo sette anni da una separazione sono raddoppiate, passando dal 4,5% al 9,3%. Le nozze religiose risultano essere più stabili. A sopravvivere alla "crisi del settimo anno", nel 2012, sono 933 matrimoni religiosi su mille celebrati nel 2005 contro 880 su mille matrimoni della stessa coorte celebrati con rito civile. L’età media alla separazione è circa 47 anni per i mariti e 44 per le mogli; in caso di divorzio raggiunge rispettivamente 49 e 46 anni. "Questi valori - spiega l'Istat -sono aumentati negli anni per effetto della posticipazione delle nozze in età più mature e per la crescita delle separazioni con almeno uno sposo ultrasessantenne". La tipologia di procedimento scelta in prevalenza dai coniugi è quella consensuale: nel 2012 si sono concluse in questo modo l’85,4% delle separazioni e il 77,4% dei divorzi.

"La fotografia scattata dall’Istat segue la trasformazione che la società ha avuto negli ultimi decenni – commenta Carlo Giordano, ad di Immobiliare – la fine di un matrimonio è uno degli eventi psicologicamente più provanti e spesso ha ripercussioni anche sulla vita economica degli ex coniugi". Per oltre quattro separati su dieci la condizione finanziaria è nettamente peggiorata dopo la fine del matrimonio. Tanto che tra coloro che hanno visto finire la loro unione da meno di un anno quasi il 60% dichiara di abitare ancora sotto il tetto coniugale, anche insieme all’ex partner, e oltre 10% è tornato a vivere con i genitori. Un fenomeno, quest’ultimo, che coinvolge in Italia a livello generale circa 167mila persone. "Alla fine di un matrimonio – continua Giordano – sono spesso legate anche questioni economiche da gestire, come la difficoltà di riuscire ad accedere a un mutuo, una concessione che circa quattro su dieci di coloro che hanno provato a chiedere un nuovo finanziamento si è vista negare, ma anche quella di riuscire a pagare le rate del mutuo già in atto, dato che ben 227mila italiani continuano a pagarlo nonostante non vivano più nella casa coniugale".

Secondo quanto emerso dall’indagine condotta da Demoskopea, queste problematiche coinvolgono maggiormente due categorie: gli under 35 e chi si è separato da meno di un anno. Fra i primi il 45% paga ancora le rate del mutuo; il 43% si è visto negare un nuovo finanziamento dalle banche.

Situazione ancora peggiore per i secondi: più della metà di chi ha fatto richiesta per un mutuo se l’è visto negare (52%) e il 55% continua a pagare il mutuo per l’acquisto della casa coniugale, anche se, probabilmente, non ci vive più.

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