Nella giornata in cui è arrivata la conferma che la morte di Stefano Cucchi fu causata da un omicidio preterintenzionale, il leader della Lega, Matteo Salvini, rispondendo a chi gli chiedeva se sentisse l'esigenza di chiedere scusa alla famiglia del geometra romano, morto dopo una settimana di agonia mentre si trovava in custodia, nell'ottobre del 2009, ha risposto: "Non posso chiedere scusa per eventuali errori altrui. Se qualcuno ha usato violenza, ha sbagliato e pagherà. In divisa e non in divisa. Sono vicinissimo alla famiglia, ho invitato la sorella al Viminale. Per quel che mi riguarda, come senatore e come padre, combatterò la droga. Questo testimonia che la droga fa male, sono contro lo spaccio sempre e comunque".
Le polemiche del 2018
Già nell'ottobre del 2018, quando Salvini ricopriva ancora la carica di ministro, l'ex vice presidente del Consiglio del governo gialloverde, in un'intervista all'Unione sarda, aveva ribadito la sua posizione ma aveva puntualizzato: "Se qualcuno in divisa sbaglia, paga come e più degli altri perchè ruba la fiducia anche ai cittadini. Non condivido però la criminalizzazione di tantissimi uomini delle forze dell'ordine, chiamati assassini, sbirri e delinquenti". Le parole di Salvini erano arrivate dopo le dichiarazioni di Ilaria Cucchi, a seguito dell'invito al Viminale. La sorella del geomentra romano, in merito a una sua eventuale visita al Viminale, aveva risposto: "Ci andrò il giorno in cui il ministro dell'Interno chiederà scusa a me, alla mia famiglia e a Stefano".
L'ultima sentenza
Intanto, in queste ore, la Corte d'Assise di Roma ha condannato i carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D'Alessandro a 12 anni. Assolto, invece, dall'accusa di omicidio Francesco Tedesco, l'imputato accusatore che, con le sue dichiarazioni, ha riportato l'attenzione sul presunto pestaggio subito da Cucchi in caserma la notte del suo arresto. A suo carico ora rimane soltanto la condanna a due anni e sei mesi per falso. Stesso reato che viene contestato a Roberto Mandolini, comandante interinale della stazione Appia, a cui sono stati dati tre anni e otto mesi. I due poi sono stati assolti, insieme a Vincenzo Nicolardi, dall'accusa di calunnia. La corte ha disposto, poi, anche il pagamento di una provvisionale di 100mila euro ciascuno ai genitori di Cucchi e alla sorella Ilaria.
Di Bernardo, D'Alessandro, Mandolini e Tedesco, a vario titolo, dovranno risarcire (in separato giudizio) le parti civili Roma Capitale, Cittadinanzattiva e i tre agenti della polizia penitenziaria. Di Bernardo e D'Alessandro sono stati anche interdetti in perpetuo dagli uffici pubblici, mentre per Mandolini è stata disposta dai giudici un'interdizione di cinque anni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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