Vescovi e parroci criticano il dl Sicurezza

Duro attacco di numerosi esponenti della Chiesa contro Salvini ed il Decreto sicurezza. Dalla protesta di Don Paolo Farinella, a Genova, si passa alle pesanti critiche dell’arcivescovo di Agrigento e del vescovo di Caltagirone, che per colpire il vice-premier tirano in ballo anche la campagna contro il randagismo

Vescovi e parroci criticano il dl Sicurezza

Anche la Chiesa di schiera contro Matteo Salvini ed il suo tanto discusso Decreto sicurezza. In questi ultimi giorni diversi esponenti del clero hanno parlato con voce unanime, attaccando dal nord e dal sud del nostro Paese.

La prima, durissima, presa di posizione è arrivata da Genova, dove don Paolo Farinella, parroco della chiesa di San Torpete, ha deciso di chiudere i battenti e di non celebrare la messa di Natale. Una decisione che ha ricevuto parecchie critiche ma, a detta del religioso, necessaria per mandare un messaggio di protesta rivolto al vice-premier.

“Con quale diritto i cristiani possono pretendere di celebrare il Natale di quel Gesù che il loro paese, senza alcuna loro resistenza o protesta, espelle l’uomo nel figlio di dio?”. Queste le dure parole del prelato, che ha poi continuato: “Se Gesù, con Maria e Giuseppe, si presentasse da noi per celebrare la sua nascita, col decreto immondo di Salvini, sarebbe fermato alla frontiera e rimandato indietro perchè migrante economico, perchè senza permesso di soggiorno e perchè in Palestina non c'è una guerra 'vecchia' dal 1948”.

Al prete “obiettore di coscienza” ha fatto poi seguito l’arcivescovo di Agrigento, il cardinale Francesco Montenegro. Durante la celebrazione della messa in occasione della festa dell’Immacolata, l’alto prelato ha voluto dire la sua in occasione dell’omelia, bacchettando coloro che si mostrano subito disposti a muoversi per prendere le difese degli animali, ma poi non muovono un dito quando si tratta dei migranti. “Capita, giustamente, di commuoverci dinanzi a un animale che soffre: è una creatura vivente che merita rispetto.”, ha dunque esordito l’arcivescovo, come riportato dal “Giornale di Sicilia”. “Ma, per esempio, poi si resta indifferenti dinanzi a uomini (migranti) che hanno la colpa di voler vivere come gli altri e per questo soffrono e muoiono a migliaia. O dinanzi ai poveri che soccombono per la fame, o subiscono la violenza dei prepotenti o pagano il prezzo della corruzione e dell’illegalità”.

Insistendo sullo stesso tema, ha fatto seguito anche monsignor Calogero Peri, vescovo di Caltagirone. In questo caso l’uomo di chiesa ha lanciato, se possibile, un attacco ancora più mirato, puntando il dito contro il crudele decreto. “In Italia specialmente prima delle vacanze estive, passa una bella pubblicità: non è civiltà abbandonare i cani per strada e chi lo fa è punito dalla legge.”, ha ricordato il vescovo, come riferisce “Fanpage”.

“Invece, abbandonare per strada i migranti o, se sembra troppo forte, ‘accompagnarli’ e lasciarli per strada , è ‘sicurezza’, è legge”.Una provocazione bella e buona, che ha fatto storcere più di qualche bocca. Anche la campagna contro il randagismo è divenuta un’arma da rivolgere contro il ministro dell’Interno.

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