Ancora non riusciamo a crederci. Fissiamo la porta della redazione pensando che prima o poi tu arriverai con quel solito sorriso beffardo, lo stesso che hai sempre sbattuto in faccia alla vita. Attendiamo, quasi con paura, una tua telefonata per annunciare che hai scritto l'ennesimo post sul tuo blog. Invece siamo noi a dover scrivere questa volta. Purtroppo.
E proviamo a farlo con l'ironia e la leggerezza che ci ha trasmesso, felici di aver conosciuto quel "piccolo rompiscatole" che sfreccerà per sempre nei nostri cuori.
"Sai Andre, sono proprio contento della mia vita, penso di essere fortunato. Certo, in questo periodo il Padre Eterno mi sta mettendo un po’ alla prova ma sono proprio fortunato” Queste parole mi hai detto poche settimane fa e ridevi e mi tenevi la mano. Tu a me. C’è tutto Francesco in quelle parole, in quel modo brillante di ridere e in quella mano che tiene la mia. Sono un po’ arrabbiato: non doveva andare così. Sono molto felice: perché sei arrivato nella mia vita e nella vita di tanti a me cari che ti hanno incontrato. Sei arrivato per restarci".
Andrea Pontini
"Io sono molto fortunato". Lo diceva sempre Francesco. Fortunato perché la sua malattia gli aveva dato occhi diversi con cui guardare il mondo. Erano occhi miopi, protetti da spesse lenti, ma vedevano meglio dei miei: vedevano il cuore di chi gli stava davanti. E lo toccavano, forse a volte senza accorgersene. Anche io sono molto fortunata perché quei suoi occhi color nocciola mi continuano a cercare e... a sorridere.
Laura
"We Domè! Spesso ti facevi vivo con un messaggio vocale in cui non mancavi mai di sfottermi per le mie origini terrone. Eri un cazzone testardo. Ogni volta che mi proponevi di scrivere un articolo per il tuo blog assumevi le sembianze di un martello pneumatico. "Dobbiamo indagare sullo stadio San Siro perché i posti per disabili non sono a norma"; "Ohi Domè, nei cinema milanesi l'accesso è fuorilegge"; "Facciamo vedere alla gente come sono le metropolitane". Ci sono stati giorni in cui ho sentito più te che la fidanzata. Continua a sfrecciare su quella che tu chiamavi "la mia sedia a 4 ruote da cui posso vedere il mondo da una prospettiva privilegiata". Io riascolterò quei messaggi vocali su WhatsApp quando avrò voglia di sorridere".
DomenicoUn guerriero a quattro ruote. Questo sei sempre stato. Hai combattuto ogni battaglia con lo stesso piglio e la stessa intelligenza, senza fermarti, senza arretrare di un centimetro. Costringendomi a starti dietro, qualche volta anche controvoglia. Il pezzetto di strada che abbiamo fatto insieme mi ha insegnato molto. Sono stata scaraventata in un mondo che non conoscevo, fatto di tante piccole e grandi ingiustizie quotidiane che tu affrontavi sempre col sorriso, ma senza arrenderti mai perché tanto si sa che è così che vanno le cose. Mi dispiace, Fra, di non averti salutato. Mi dispiace non poterti abbracciare forte ora. Mi dispiace sapere che non hai fatto in tempo a goderti la tua amata Inter allo stadio come si deve, su quella benedetta pedana che hai tanto battagliato per ottenere. Ma mi piace pensare che è un regalo che hai fatto agli altri tifosi a quattro ruote come te, tutti uniti dalla stessa passione nero blu. Ciao piccolo guerriero, ti voglio bene.
MonicaSei stato forte Fra! Hai vinto tanti "tripleti"...altro che Mourinho..e ci hai insegnato come si affrontano davvero le partite che contano. Sorriso, grinta e coraggio! Senza paura! Hai lottato per stare qui come solo tu sapevi fare, fino all'ultimo minuto! Ma purtroppo i rigori non rendono giustizia e spesso a vincere non è chi merita...non è il più forte! Nei nostri cuori però hai fatto gol! Da oggi tifare Inter avrà un valore in più!".
SaraBuon umore. È questo che sprigionavi ogni volta che venivi a trovarci in redazione. Un sentimento contagioso che, poi, serpeggiava tra i computer e le scrivanie. Sicuramente ci hai dato l'occasione per portare avanti numerose battaglie di civiltà (che grazie a te abbiamo vinto). Ma ci hai anche insegnato a lottare per quello che è giusto. E a farlo sempre con il sorriso nel cuore.
Andrea Indini
Francesco ha fatto a tutti quelli che ha incontrato un regalo: lui amava essere felice e non perdeva mai l'occasione di esserlo, tanto che nessuno può aver incontrato Francesco e non sentire il dovere di essere felice.
Giulia
Lui era l'interista sfegatato, io quello tiepido. Era impossibile stargli dietro su questo tema: "L'Inter di qua, l'Inter di là". E poi ridevi sempre e mi facevi ridere. Eri testardo e assieme ci siamo divertiti un mondo. Sant'Agostino ha scritto: "Signore non ti chiediamo perché ce lo hai tolto, ma ti ringraziamo per avercelo dato". Non ho mai capito bene questa frase, ma oggi la sento un po' più vera (anche se difficile da accettare).
TeoSempre con il sorriso e pronto a fare battute con tutti. Francesco affrontava la vita così, con allegria e gioia di vivere, sempre e comunque, nonostante le difficoltà che doveva sopportare quotidianamente. Un esempio per tutti.
Orlando SacchelliNon ci conoscevamo quasi, Francesco, ma non mancavi mai di salutarmi con affetto, le braccia spalancate e un sorriso ad illuminarti il volto. Anche quando mi vedevi in fondo al corridoio, subito chiedevi: "Allora questa Inter?". Subito pronto a trovare una connessione con chi ti stava di fronte: nel nostro caso i colori nerazzurri, l'emozione feroce per il pallone che gonfia la rete e il piacere dell'ironia nello sfottò fra tifosi. Eri spinto da un istinto naturale a cercare ciò che unisce, ciò c'è in comune con chi incontravi. E poi c'era l'impegno di giornalista, serissimo nonostante la giovane età. Ricordo bene l'inchiesta fatta insieme a Monica sulle barriere architettoniche nello stadio di San Siro, un lavoro insieme appassionato e professionale, portato avanti con determinazione e generosità. Sempre impegnato per te e per gli altri, sempre con una risata sulle labbra. Come mi piace immaginarti anche ora.
Giovanni
Questo è il primo post che Francesco Gallone ha fatto per il suo blog:
"Sulla mia sedia a 4 ruote posso vedere il mondo da una prospettiva privilegiata. Da questa mia altezza, anzi da questa mia bassezza, posso facilmente mettermi nei panni di chi vive inchiodato su una carrozzina o perso nei meandri della propria mente. Da questa mia bassezza, su questa mia turbo twist virtuale, vorrei dare voce a tutte le persone che nessuno guarda e nessuno ascolta. Vorrei scrivere le loro proteste e le loro proposte, perchè nessuno dovrebbe mai sentirsi relegato in tribuna. Vorrei insomma che questo blog potesse sollevare il sipario della pietà e dell’indifferenza. Perchè questa è la mia convinzione: guardare in faccia chi subisce un’ingiustizia è il primo passo per superarla".
A quattro ruote. Il blog di Francesco Gallone.
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