Intascavano tangenti per spostare le salme e creare spazio per nuove tumulazioni. Al cimitero di Bagheria, alle porte di Palermo, i carabinieri hanno scoperto il racket legato alle tumulazioni. Un anno di indagini per svelare una fitta rete di interessi e un'associazione a delinquere finalizzata alla frode. L'operazione denominata "Caronte", e portata avanti dal Comando provinciale dei carabinieri di Palermo, ha permesso di scoprire ripetuti episodi di corruzione commessi da imprenditori nel settore funerario senza alcun tipo di scrupolo. Arrestate dieci persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere, corruzione per esercizio della funzione, corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, corruzione di persona incaricata di un pubblico servizio, abuso d’ufficio, violazione di sepolcro, vilipendio di cadavere, occultamento di cadavere, distruzione, soppressione o sottrazione di cadavere, falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico, nonché violazione degli obblighi inerenti alla sorveglianza speciale.
Il gip del tribunale di Termini Imerese su richiesta della Procura, ha permesso di svelare l’esistenza di un’associazione per delinquere all’interno del cimitero comunale, il cui funzionamento è stato "condizionato e deviato - spiegano i Carabinieri - per controllare l’andamento delle estumulazioni e tumulazioni, in modo da favorire l’ottenimento di profitti non dovuti attraverso la sistematica reiterazione di condotte di corruzione in violazione dei criteri di efficienza, trasparenza e buona organizzazione del servizio pubblico affidato al cimitero, oltre che in violazione del rispetto dei defunti".
Secondo la ricostruzione dei militari pagare era l'unico modo per ottenere una rapida tumulazione delle salme, indipendentemente dall’ordine cronologico di ingresso al cimitero. A pagarne le conseguenze erano le stesse famiglie dei defunti costrette, loro malgrado, a piegarsi alle richeste estortive. Chi operava all'interno del cimitero non aveva nessuna pietà per i defunti pur di liberare loculi all’interno del cimitero e cos', le salme in più venivano gettate in una fossa comune
Nell'indagine sono finite indigate altre 34 persone, tra cui due funzionari del servizio cimiteriale del comune di Bagheria, nonché impresari funebri, privati cittadini, responsabili, a vario titolo, di "corruzione, favoreggiamento personale, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico".
A reggere tutta l'organizzazione è stato Pietro Mineo, che all’interno del cimitero comunale, aveva un ruolo di primo piano ed era l'unico a trattare con le imprese funebri. "Riusciva a superare l'ordine cronologico di arrivo delle bare per trarne un diretto profitto - spiega il colonello dei carabinieri Antonino Caterino -. Il giro di affari è ancora in fase di valutazione ma visto il numero di persone coinvolte sospettiamo sia molto alto, tale da considerare il rischio di essere scoperti".
Non è il primo episodio di cronaca legato alla gestione dei cimiteri.
Lo scorso maggio i carabinieri avevano scoperto il cimitero degli orrori a Monreale. Stesso procedimento per rivendere gli spazi. ormai saturi del cimitero, rivendevano loculi già occupati. Un sistema che è stato smantellato da carabinieri.
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