Appoggiato su abiti e giacche di velluto nero, protagonista dell’ultima collezione di Giorgio Armani presentata sulle passerelle milanesi, ecco un particolare sorprendente: il colletto in lacca dal quale pende una lunga, morbida cravatta. É la «black tie» che il grande maestro propone alle sue fans giovani e mature. Un atout in più di raffinatezza.
Sono questi dettagli, oltre alle linee innovative dei modelli e alla scelta dei materiali, a dettare la moda che vedremo sulle strade e nei salotti.
L’ideogramma è quello che si coglie nella collezione di Laura Biagiotti, ispirata alla cultura della Cina, dove il marchio fu il primo a sfilare nel 1988. Saggezza confuciana che attraverso il linguaggio contemporaneo trasforma modelli plissè i cui i ricami si alternano a ideogrammi sul tulle. Le armature Ming vengono ricordate da file di borchie sulle maglie,le linee ricordano la divisa di Mao, frange tricot profilano abiti e cappotti.
D’obbligo lunga sciarpa di seta annodata al collo, con un capo avanti e uno dietro alle spalle, sui modelli tradizional chic di Trussardi, che alterna classici tessuti inglesi a strisce di pelle dai colori caldi.
La tradizione della pellicceria può creare una lavorazione a gessato e arrivare fino alle scarpe per Gabriele Colangelo, guarnendo di pelo leggere ciabattine. E ricorda la borsetta di pelle appesa sul kilt scozzese l’inserto di pelliccia che guarnisce abiti e gonne. Un motivo che, interpretato in maniera diversa, dà un tocco originale anche alla collezione di Mila Schon, dove le maniche sono lunghissime.
Altra curiosità, le delicate bretelle che tengono sul corpo i modelli di Aquilano Rimondi, inserti trasparenti e intagliati che prediligono la pelle. Sotto agli abiti, mocassini con tacchi acciaio.
Ma sono le ciabattine, piatte e ricamate di pietre, il «must» che ritorna anche con le creazioni di Stella Jean, che al solito mixa il vecchio continente dei ritratti aristocratici con le maschere degli avi africani. La lavorazione artigianale degli scarti industriali, detta «Fluffy», aggiunge ai modelli il tocco etico-sostenibile.
Le pietre, grandi cristalli swarovski colorati ricamati su abiti e cappotti, sono un altro particolare che torna nelle collezioni milanesi. Ne usa la griffe San Andrès Milano, per formare stelle a quattro punte o fiori che illuminano lane e mohair, ma anche per fermare i capelli o illuminare gli orecchini pendenti. Lo stilista messicano Andrès Caballero apre anche piccoli oblò sulle spalle e fa danzare doppie rouches su seno e fianchi di abiti svolazzanti.
Anche Vivetta, designer sostenuta da Armani, applica grandi pietre colorate su vestiti e scarpe, ispirandosi al maestro del Deco, Ertè. Sotto modelli anni ’70 si scoprono scarpe rosa con tralci di fiori o dorate con grandi fibbie.
Lacca e vernice è uno dei messaggi delle passerelle milanesi e così si torna al sofisticato colletto Armani, ma anche alla versione leggerissima di Colangelo dalle rifrazioni blu e marroni o alle strisce usate da Mila Schon, che ridisegna anche l’impermeabile doppiandolo, appunto, di vernice.
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