In seguito a un sopralluogo della sua Commissione di vigilanza, la Asl Cuneo 2 ha deciso di revocare l’autorizzazione al funzionamento e l’accreditamento della Ctm Dafne di Rocchetta Belbo. Un provvedimento grave e inatteso. Ci siamo quindi rivolti alla dottoressa Maria Antonietta Suriano, uno dei referenti territoriali dell’area minori di Sereni Orizzonti, per ascoltare le ragioni dell’azienda ma soprattutto per conoscere meglio il funzionamento di questo tipo di struttura.
Chi sono i minori ospiti della comunità Dafne
La dottoressa ha spiegato che all’interno della comunità lavorano oltre una ventina di persone, tra cui psicoterapeuti, psicologi, psichiatri, tecnici della riabilitazione ed educatori. La struttura ospita al momento 8 minori di età compresa tra i 14 e i 17 anni, alcuni dei quali soggetti a provvedimenti dell’autorità giudiziaria. Il motivo per cui vengono portati in comunità è principalmente quello di evitare loro il carcere, essendo soggetti spesso con gravi problemi comportamentali e aggressività elevata. L’obiettivo principale è quello di aiutare i giovani a superare la fase acuta che ha portato al loro inserimento nella struttura.
L’appoggio che viene dato è sia di tipo educativo riabilitativo, sia psicoterapeutico. Innanzitutto il primo passo è quello riguardante la cura, solo in seguito si passa a quello riabilitativo. La Suriano ha tenuto a precisare che le sbarre alle finestre “non servono per impedire la fuga degli ospiti della comunità, ma piuttosto per preservarne l’incolumità”, dato che molti di loro hanno avuto nel loro passato tentativi autolesionistici. La dottoressa si è detta fermamente contraria all’idea di installare un comando elettronico da remoto per poter aprire le inferriate.
Dovesse questo finire nella mani sbagliate, potrebbe mettere a rischio la sicurezza di tutti i minori. Ha inoltre tenuto a precisare che nessuna commissione di vigilanza, in quel contesto, darebbe parere favorevole a delle finestre prive di sbarre. Tra l’altro, Suriano ha asserito che alcuni lavori erano già stati programmati, ma l’emergenza coronavirus e il lockdown hanno poi bloccato tutto. Oltre al fatto che mancherebbe ancora l’autorizzazione ai lavori da parte del Comune. “I lunghi tempi della burocrazia non possono decretare la chiusura della comunità”, ha concluso la dottoressa.
I minori dovranno essere ricollocati
Ma come vivono i ragazzi in comunità? Secondo quanto spiegatoci, prendono parte a diverse attività, frequentano la palestra e la piscina, e il sabato sera possono uscire a cena. L’importante è rispettare i loro tempi e non obbligarli a fare ciò che non vogliono. Per intenderci, se un ragazzo problematico non vuole alzarsi dal letto, non viene obbligato a farlo ma viene rispettato e soprattutto gli si dà il tempo necessario per reagire e farcela. Spesso sono ragazzi che hanno subìto traumi importanti nella loro giovane vita e hanno la propria autostima sotto i piedi. L’obiettivo della comunità è quello di ridare loro fiducia.
Il fatto che la struttura venga chiusa, oltre a togliere il lavoro a più di venti dipendenti, è anche un problema per gli ospiti stessi. Come sottolineato dalla referente regionale, alcuni di loro arrivano da famiglie problematiche, nelle quali è anche stata limitata la patria potestà. Impensabile quindi un loro ritorno a casa. Dovrebbero essere ricollocati in altre strutture simili. La comunità terapeutica per minori Dafne è pronta a fare ricorso.
Intanto, il padre che ha denunciato la struttura, fa sapere la dottoressa Suriano, “è stato denunciato e diffidato”. Infine, è stato sottolineato che le terapie vengono sempre condivise con i servizi invianti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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