Il cardinale francese Philippe Barbarin è stato condannato a sei mesi di detenzione con la condizionale. La notizia sull'alto porporato si abbatte sul Vaticano in un momento già difficile di per sè per la Santa Sede, dove si è da poco concluso il summit sulla prevenzione degli abusi voluto da papa Francesco. Quello che ha fatto sì che tutti gli episcopati del mondo dialogassero sul tema.
Proprio le coperture sulle violenze perpetrate da un altro ecclesiastico transalpino, Bernard Preynat, sono all'origine di questa sentenza. La vicenda era datata: gli abusi risalgono a un periodo che va dalla fine degli anni 80' a quella degli anni 90', ma le associazioni che riuniscono le vittime non hanno mai mollato la presa su un caso che, dopo quello relativo al cardinale australiano George Pell, rischia di minare ancora di più quel percorso che dovrebbe portare la Chiesa cattolica a riacquisire credibilità nel contesto sociale in cui opera. A Lione hanno avuto le idee chiare: Barbarin si è reso responsabile di coperture e per questo è stato condannato. Ma vale la pena sottolineare pure come l'alto prelato d'Oltralpe si sia sempre detto innocente.
Il periodo più difficile della storia per le istituzioni ecclesiastiche prosegue e sembra non conoscere fine. Il pontefice argentino ha insistito e continuerà a insistere molto sulla linea della "tolleranza zero", ma buona parte dei casi che stanno emergendo interessa periodi di tempo in cui Bergoglio non era ancora salito sul soglio di Pietro. Gli scandali sugli abusi, che hanno riguardato soprattutto Stati Uniti, Cile e Australia, finiscono così per occupare anche le cronache francesi.
Stando a quanto riportato su Repubblica, infine, è possibile apprendere come, per l'avvocato di parte delle vittime, Barbarin avesse contezza degli episodi quasi da un decennio.L'arcivescovo di Lione, nel frattempo, ha annunciato che presenterà le sue dimissioni nella mani del pontefice argentino.
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