Le maestre al tribunale: "Siamo positive al Covid". ​Ma lavorano nel nido...

Ha dell'assurdo la storia che arriva da Bergamo e vede protagoniste due maestre, pare positive al coronavirus, che hanno continuato a lavorare con i bambini

Le maestre al tribunale: "Siamo positive al Covid". ​Ma lavorano nel nido...

Questa mattina i carabinieri di Bergamo sono intervenuti nella scuola dell'infanzia in cui, come denunciato da Repubblica, le maestre pare continuassero a lavorare nonostante la positività al coronavirus. O almeno, questo era quello che le due donne avevano dichiarato alle autorità nel merito di un procedimento di sfratto. Le forze dell'ordine hanno voluto vederci chiaro in questa vicenda e così, questa mattina, si sono presentati nella struttura. Le maestre in questi giorni avevano continuato a stare a diretto contatto con i bambini e con i loro genitori, molti dei quali totalmente all'oscuro della situazione.

I carabinieri, supportati dal Nucleo ispettorato del lavoro e dai funzionari civili, hanno sequestrato tutta la documentazione fin da quando, lo scorso 4 novembre, la responsabile con funzioni legali ha inoltrato un'email ai giudici che stanno seguendo il procedimento di sfratto. In allegato, c'era il risultato di positività al test per la ricerca del coronavirus. Un documento inviato dalla donna per giustificare l'assenza nell'aula di tribunale nella quale si sarebbe dovuta dibattere l'udienza il giorno successivo. Ora tutto è nelle mani dell'Arma, che in queste ore è impegnata nel lavoro di ricerca di informazioni e dati e raccogliere tutte le carte necessarie per far luce su questa spiacevole vicenda. Nei prossimi giorni, sia la responsabile che la sua socia, pregiudicata per altri reati, verranno ascoltate dagli investigatori e dovranno ricostruire tutti i passaggi per chiarire la loro posizione davanti alla legge. I dubbi attorno al quale ruota la vicenda sono principalmente due. Le donne hanno mentito ai giudici per non presenziare all'udienza di sfratto oppure hanno violato la quarantena prevista in caso di posivitivà?

La mail inviata il 4 novembre dalla responsabile della scuola dell'infanzia di Bergamo aveva come obiettivo quello di rinviare l'udienza di sfratto dai locali, in cui l'asilo sussiste, per "legittimo impedimento". Una richiesta legittima da parte della donna, che in allegato ha inserito il risultato del tampone positivo al coronavirus. Il test era stato effettuato presso l'ospedale Papa Giovanni XXIII lo scorso 2 novembre per confermare la sospetta positività della donna a un precedente test eseguito il 28 ottobre. "Avrei delegato la mia socia ma anche lei è in quarantena per colpa dei figli positivi anch'essi", scrive nella mail la responsaile, come riportato da Repubblica.

L'attività didattica nella scuola, però, proede regolarmente ed è a quel punto che il 9 novembre arriva l'esposto all'Ats "nel quale si riferisce lo stato dell'arte: nonostante l'indisponibilità causa virus inoltrata ai giudici, la titolare dell'asilo risulta presente in sede". Al dipartimento salute di Bergamo viene richiesto di verificare che il referto inviato al tribunale sia regolare.

Nel caso lo fosse, di verificare l'effettivo isolamento e quarantena della titolare. Ora tutto è nelle mani degli inquirenti, che dovranno individuare il reato. La violazione della quarantena ha implicazioni legali penali e si rischia l'imputazione per epidemia colposa.

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