Le misure di contenimento del coronavirus, come le chiusure di numerose attività e l’isolamento nelle proprie case, sono sacrifici necessari per contenere l’infezione che in Italia ha già causato oltre 10mila morti. Per sapere se hanno sortito degli effetti positivi, però, sarà necessario attendere almeno un mese, arco di tempo durante il quale i provvedimenti dovranno restare inalterati.
Ad affermarlo è Giovanni Rezza, direttore del dipartimento malattie infettive Istituto Superiore di Sanità, che in un'intervista al Corriere della Sera ha respinto con forza le ipotesi, seppur vaghe, di far tornare gli italiani alla normale quotidianità. "Macché riaperture. Dobbiamo toglierci questa parola dalla testa per un bel po’. Ancora dobbiamo vedere gli effetti chiari delle misure di contenimento e già pensiamo alla vita normale? Non esiste".
Rezza ha spiegato che il virus non scompare per incanto e "se anche avessimo la bacchetta magica per eliminarlo dovremmo fare i conti col resto d'Europa, con i Paesi che non hanno adottato provvedimenti forti prendendo a modello la città di Wuhan, dove è cominciata l'epidemia. Che facciamo, sigilliamo le frontiere per difenderci?".
Pertanto, secondo l’esperto il prolungamento delle chiusure è inevitabile. A supporto di tale tesi Rezza ha mostrato un semplice esempio: nelle ex zone rosse del Nord, a Codogno in particolare, dove le chiusure sono scattate prima si è registrata una decrescita della trasmissione del virus. "Nel resto d'Italia - ha continuato- sono cominciate l'8 marzo. In sole 2 settimane gli effetti del blocco non sono visibili, per avere chiarezza bisogna arrivare almeno fino alla fine di aprile. È logico prevedere di allungare il blocco almeno di altre due settimane".
Ma, ha spiegato Rezza, anche quando si constaterà che la diminuzione dei casi di contagio è chiara e decisa e che ciò non è legato ad un semplice rallentamento"non si potrà dichiarare tana liberi tutti". "Guardiamo l'esempio di Wuhan. I casi- ha continuato- si sono azzerati definitivamente il 19 marzo eppure stanno programmando la ripresa con estrema prudenza". Il livello di vigilanza, in pratica, dovrà mantenersi sempre molto alto perché non si può escludere la comparsa di nuovi focolai di infezione. "Abbiamo a che fare - ha concluso Rezza - con un virus infido. Quando sembra aver mollato ecco che rispunta fuori, pronto a ripartire rapidamente.
Guardiamo cosa è successo in Calabria e, nel Lazio, a Fondi e Nerola. La circolazione era ritenuta bassa eppure ha colpito con focolai improvvisi. Inoltre in Italia le chiusure sono state progressive quindi non è possibile prevedere la data del picco".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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