Il professor Alessandro Orsini, ormai noto per le sue idee anti-occidentaliste rispetto al conflitto scatenato alle porte d'Europa da Vladimir Putin, ha scritto una lettera che è stata pubblicata a mezzo social e che è indirizzata al direttore del "Corriere della Nato", il modo con cui il docente della Luiss definisce il direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana ed il quotidiano.
Orsini si difende rispetto ad una delle ultime asserzioni relative alla guerra in Ucraina, tra quelle che hanno fatto scalpore, che sono circolate: una, in particolare, che il professore dice di non aver mai proferito. "Lei - scrive l'esperto di geopolitica su Facebook - continua a mettere sulla mia bocca parole mai pronunciate per scatenare campagne d’odio contro di me. In queste ore vengo insultato violentemente per avere detto che mio nonno ha avuto un’infanzia felice sotto il fascismo".
Poi la specificazione: "Ma io non ho mai pronunciato la parola "fascismo" giacché mio nonno è nato nel 1908. Ne consegue che l’infanzia di mio nonno è avvenuta sotto la monarchia di Vittorio Emanuele III e non sotto Mussolini, di cui peraltro mio nonno era un oppositore".
Insomma, il direttore del Corriere viene tirato in ballo per aver quantomeno interpretato male, anche dal punto di vista storico, le dichiarazioni di Orsini, che dal suo canto continua con le sue argomentazioni: "Che in queste ore vengano intervistati pseudo storici del fascismo per smentirmi è grottesco giacché, a Carta Bianca, non ho mai parlato di fascismo. Ben diversamente, ho accennato alla struttura sociale dell’Oman e al ruolo che la famiglia occupa nell’architettura relazionale di quel Paese", ha scritto, dopo aver ricostruito la vicenda esistenziale e bellica del nonno.
Dunque le interviste agli storici che Il Corriere della Sera sta pubblicando, stando al punto di vista di Orsini, partirebbero da considerazioni che il professore non avrebbe esposto. E l'esperto dichiara di essersi riferito all'Oman, e non al fascismo, e di aver citato l'infanzia del suo familiare che tuttavia non ha avuto a che fare - insiste - con il ventennio di Benito Mussolini.
A questo punto della missiva, spuntano i consueti toni anti-atlantisti cui il neo opinionista de Il Fatto Quotidiano ci ha abituato: "La politica del governo Draghi verso l’Ucraina è un fallimento totale. Il governo Draghi sta conducendo una politica criminale verso l’Ucraina alimentando la guerra dall’esterno".
Tesi che, come
spiegato questa mattina sul Giornale da un articolo di Domenico Di Sanzo, sembrano persuadere anche Giuseppe Conte che, da leader grillino, starebbe pensando di riposizionare il suo MoVimento sulla scia dell'anti-sistemismo orsiniano.
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