Cambio di colore: le Regioni che rischiano davvero

Cresce il numero di persone colpite dal Covid. La pressione sugli ospedali è ancora sotto controllo quasi ovunque. In Sardegna, però, è occupato l’11% dei posti letto in rianimazione

Cambio di colore: le Regioni che rischiano davvero

Il ritorno di Regioni in zona gialla a causa del Covid-19. Il rischio c’è ed è forte anche se non immediato. Non si può escludere, però, che già a fine agosto, quando gran parte degli italiani saranno tornati dalle vacanze estive, diverse aree del nostro Paese possano cambiare colore. Non è una questione da poco. Passare in una fascia di rischio più alta implica che la popolazione di un determinato territorio dovrà sottostare nuovamente a limitazioni e restrizioni. Un problema enorme anche per le attività che stanno cercando di ripartire dopo mesi difficili.

Sono tre i parametri che consentono ad una Regione di stare in zona bianca: positivi sotto quota 50 ogni 100mila abitanti, posti letto occupati in terapia intensiva sotto il 10% e sotto il 15% nei reparti di degenza.

Al momento il primo criterio di valutazione è già superato addirittura da 14 Regioni su 20. Del resto il numero di persone colpite da Covid sta crescendo, anche se nelle ultime due settimane in maniera meno sostenuta. Per fortuna la pressione sugli ospedali è ancora sotto controllo quasi ovunque. Il quadro peggiore si registra in Sardegna dove sono già stati raggiunti due parametri da zona gialla: 142 positivi su 100mila abitanti e 11% dei posti letto in rianimazione. Ma anche in Sicilia la situazione non è facile: qui l’incidenza dei positivi sulla popolazione è di 104,5 mentre è occupato il 13% dei posti letto in area medica e il 7% di quelli in rianimazione.

Altre Regioni sono ancora lontane dai valori soglia ma anche qui si nota la crescita della pressione sul sistema ospedaliero. Nel Lazio, ad esempio, il tasso di occupazione dei posti letto in rianimazione è passato dal 3,7 al 6% in una settimana mentre in Liguria lo stesso valore è salito dal 2,8 al 7%. Altri numeri da tenere d’occhio sono quelli relativi all’incidenza di positivi sulla popolazione. La Toscana nell’ultima settimana ha raggiunto quota 119,7 positivi su 100mila abitanti (7 giorni prima era a 94,5), il Veneto è a quota 94, stesso valore dell’Umbria, di poco superiore a quello dell’Emilia-Romagna, 93.

A livello nazionale la curva delle persone colpite da Covid-19 ieri ha registrato una lieve frenata. In base al bollettino quotidiano diramato dal ministero della Salute, i nuovi positivi sono stati 5.735, 1.167 in meno rispetto al giorno prima. La Regione con più persone colpite è stata la Sicilia con 822. Al secondo e terzo posto di questa particolare poco invidiabile classifica si piazzano Toscana (665) ed Emilia-Romagna (661). L’indice di positività è salita dal 2,3% di sabato al 2,8% di ieri. Va detto, però, che su questo dato influisce il calo di test processati (203.511 contro i 293.863 del giorno precedente). In lieve crescita gli accessi nelle terapie intensive e nei reparti ordinari: sono 299 i pazienti ricoverati nelle prime, 11 in più rispetto a due giorni fa, mentre i ricoverati con sintomi in area medica sono 2631 (+98).

Si stabilizza, come ha spiegato lo scorso venerdì il presidente dell'Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro nel corso della conferenza stampa sull'analisi dei dati del Monitoraggio della cabina di regia, il valore dell'Rt nazionale che rispetto a 1,57 della scorsa settimana si ferma a 1,56. "L'Rt ha una previsione di decrescita a 1.23. Oggi siamo a 1.56, ma comunque sempre in crescita. Il numero dei casi quindi cresce anche se più lentamente.

È richiesta dunque molta attenzione", ha anche specificato Brusaferro che poi ha sottolineato che "la curva in Italia sta crescendo, c'è un segnale di lenta ripresa del numero di nuovi casi: c'è una crescita in molte regioni, anche se la crescita è più limitata rispetto alle settimane precedenti, e sempre la fascia 10-20 è quella più colpita e sono quasi 5mila i comuni con almeno un caso".

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