Stanno creando più di qualche polemica le parole di uno dei 50 eritrei sbarcati dalla Diciotti e poi fuggiti dalle strutture della Cei che avevano dato loro ospitalità.
A parlare è un 25enne di Keren, tale Isaiaas, raggiunto telefonicamente da un mediatore culturale della comunità eritrea, come riporta “Repubblica”. A domanda del mediatore: “Isaiaas, dove sei?”, il ragazzo risponde: “A Milano, nascosto da amici. Perché ci danno la caccia? Cosa abbiamo fatto?”.
Lo straniero racconta della paura provata al momento dell’arrivo al porto. “A Catania ci siamo spaventati quando dalla nave abbiamo visto tutta quella gente che protestava e gli scontri con la polizia. Il comandante con noi era gentilissimo, ci diceva di avere pazienza ma non capivamo bene cosa stesse accadendo”.
E proprio la decisione di non far sbarcare subito gli immigrati ha fatto maturare la decisione di allontanarsi prima che qualcuno pensasse di rispedirli in patria. “Ci siamo spaventati. Eravamo sicuri che dopo qualche giorno ci avrebbero portati via dall'Italia e mandati via. Ma perché? Ci chiedevamo. Noi siamo eritrei, abbiamo diritto all'asilo. E così molti hanno preferito andare via prima.”
“Devo arrivare in Svizzera”, prosegue Isaiaas. “So che ora è più difficile. Fino a qualche tempo fa davano asilo a chiunque scappasse dall'Eritrea. I miei cugini e i miei zii sono arrivati lì così.
” Poi conclude: “Per chi ha passato quello che abbiamo passato noi, l'unico desiderio è arrivare in un posto in cui sentirsi al sicuro. E in Italia oggi non ci sentiamo più al sicuro”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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