Dieci regioni rischiano di finire in "zona rossa" a partire da lunedì 16 gennaio, quando scatteranno nuovi divieti in tutta Italia. L'ennesima mazzata tra capo e collo per bar, ristoranti e attività di vendita al dettaglio che dovranno fare i conti con l'ennessima serrata dopo il "soft lockdown" pre-natalizio e le aperture intermittenti delle ultime due settimane. Le misure saranno illustratre quest'oggi, nel corso di una seduta parlamentare, dal ministro della Salute Roberto Speranza. Ma vediamo nel dettaglio qual è lo scenario che si profila all'orizzonte.
L'indice Rt
L'idea che trapela da Lungotevere Ripa è quella di inasprire ulteriormente la soglia "critica" dell'Indice Rt agevolando, di conseguenza, la transizione dalla zona arancione a quella rossa. I nuovi criteri di classificazione del rischio epidemiologico sono stati illustrati due giorni fa dal ministro Roberto Speranza durante l'incontro con i governatori regionali. "Oltre all’abbassamento delle soglie (Rt pari a 1 per la zona arancione, e a 1.25 per la zona rossa ndr) - ha dichiarato Speranza - pensiamo di intervenire sugli indici di rischio anche per facilitare gli ingressi in arancione delle Regioni a rischio elevato". Ma quali sono, nello specifico, le regioni che rischiano di più?
Le 10 regioni a rischio
In cima alla lista vi è sicuramente la Lombardia, già fortemente in bilico "tra due colori". Lo ha confermato, ieri, anche il governatore Attilio Fontana. "C’è un po’ di rimescolamento. - ha spiegato - Nell’incontro con il Governo abbiamo parlato a lungo, è possibile che i parametri vengano rivisti e forse in parte modificati, ecco perché dico che è un’ipotesi ma non una certezza che si entri in zona rossa". Come ben spiega il Corriere della Sera, potrebbero invece finire in arancione le regioni che hanno rischio "alto" anche se l’Rt non è superiore ad 1 e dunque: Piemonte, Lazio, Liguria e Marche. Nell’ultimo monitoraggio dell'Iss erano ritenute a rischio "elevato" Puglia, Molise, Umbria e Sardegna.
La proroga dello stato di emergenza
Il governo aveva ipotizzato la proroga dello stato di emergenza fino al 30 Aprile ma, secondo gli esperti del Cts, la stretta dovrebbe durare almeno fino a luglio. Preoccupa la risalita dei contagi così come la pressione sulle strutture ospedaliere: in alcune regioni sarebbe in procinto di essere al limite. Il timore maggiore degli scienziati è che la sovrapposizione tra influenza stagionale e il Covid possa mandare in tilt il sistema sanitario nazionale in alcune aree del territorio. Infine, c'è la questione legata alla campagna vaccinale, ancora lontana dalla fase di decollo. Un grattacapo non da poco per Conte e i suoi ministri che dovranno decidere alla svelta il dafarsi.
A rischio la riapertura degli impianti sciistici
Rischia di slittare ancora la riapertura degli impianti sciistici. Se il Cts ha autorizzato lo svolgimento "a porte chiuse" dei mondiali di sci a Cortina d'Ampezzo, ha espresso perplessità sul riavvio dell'attività sciistica in alta quota a partire dal 18 gennaio. In realtà, è stato il ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia ad anticipare nell’incontro con i governatori la possibilità di far slittare la ripresa "anche perché non possiamo farlo in quelle aree dove invece sono chiuse le scuole", ha spiegato. Insomma, resta un grande rebus.
Assembramenti e spostamenti
Preoccupano la movida e gli assembramenti. Per questo motivo, il governo ha deciso di vietare l'asporto di cibi e bevande dopo le ore 18. Ma non è da escludere una ulteriore serrata. Per evitare raggruppamenti di persone, cercando di garantire un minimo di socialità, potrebbe essere ripristinata la deroga natalizia per cui si poteva uscire di casa massimo due adulti con minori di 14 anni per visitare amici e parenti anche nei "giorni di rosso".
Per il resto sarà confermato il coprifuoco dalle 22 alle 5 e il divieto di passare i confini anche tra le Regioni che si trovano in fascia gialla. La mascherina sarà ancora obbligatoria all’aperto e al chiuso, così come il distanziamento.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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