Ignazio Marino non ha fatto altro che confezionare gaffe e polimiche. Praticamente da quando è salito al Campidoglio, il sindaco di Roma è stato investito da decine di scandali, proteste, scioperi e quant'altro. Non si ricorda a memoria un'altra amministrazione comunale capace di far peggio di quella capitolina targata Pd.
Tutto inizia tra giugno e agosto del 2014 quando cominciano ad arrivare a casa Marino una serie di multe per l'ingresso illecito in Ztl. Il permesso era scaduto ma il sindaco, o chi per lui, continuava a transitare con l'auto nella zona a traffico limitato. Alcune multe risultarono non pagate e per spegnere le polemiche, Marino mise mano al portafoglio. Prima però chiamò in causa hacker informatici che si sarebbero intrufolati nella rete del Comune. La Panda rossa tornerà a infastidire i sogni dei romani anche qualche mese dopo, fotografata in divieto di sosta su un posteggio che gli era stato riservato quando era sentore e che lui continuava comunque a occupare.
Ignazio Marino è bravissimo in una cosa, oltre che a fare il chirurgo: far finta di nulla. Quando scoppiano gli scandali lui si nasconde, rimane all'estero, cerca di spegnere le polemiche tirando fuori qualche soldo e sperando che tutto vada a posto. Ma non è così. Non può funzionare sempre. E soprattutto non può valere quando gli scandali e le scivolate sono tante che non si contano sulle dita della mano.
Dopo appena un mese scoppia Mafia Capitale. Tutti a gridare adosso a Buzzi e alla compagnia della terra di mezzo. Marino si dice subito estraneo ai fatti, per difendere quell'aurea di santità che lui stesso si è cucito addosso. Solo che nel giro di poche ore escono delle foto che lo ritraggono insieme al boss della 29giugno e al vicesindaco Nieri.
Andiamo avanti. Lo scorso Capodanno i vigili di Roma si fanno trovare tutti ammalati o indisponibili, lasciando la Capitale nel caos. Anche in quel caso il sindaco non sapeva come rispondere alle critiche dei romani rimasti basiti dallo sciopero di massa. Ma lui, imperterrito, è andato avanti.
Poi arriva lo scandalo rifiuti. Con la chiusura della discarica di Malgrotta Roma si ritrova sommersa. L'Ama, l'azienda che dovrebbe raccoglierla, non riesce a gestire l'emergenza e la città si trasforma in una seconda Napoli. Tanto che spuntano delle foto di maiali intenti a mangiare rifiuti dai cassonetti di Boccea. Poi ci sono l'erba alta nei giardini pubblici, una metro imbarazzante, trasporti pubblici su ruota sconcertanti e l'attenzione del New York Times.
Durante l'estate 2015, Marino prova a riprendere il possesso dei suoi elettori che sembrano averlo abbandonato. Va alla festa dell'Unità e dice che "la destra deve tornare nelle fogne". Parole fuori luogo, ovvio, e Marino deve scusarsi.
Un modo di esprimersi che diventa un marchio di fabbrica. Marino non riesce più a contenere la rabbia durante le (tante) conestazioni che gli sono riservate. A margine della cerimonia per ricordare il bombardamento del quartiere di San Lorenzo, si gira verso una signora e dice: "Signora, provi a far funzionare quei due neuroni che ha". Poi arrivano le scuse: "Non avrei dovuto perdere la calma".
E così per sbollentire la rabbia si rifugia ai Caraibi. Nessuna scelta poteva essere meno azzeccata. Infatti mentre lui fa la pesca subacquea, il 20 agosto alla parrocchia di Don Bosco i Casamonica dimostrano il loro potere su Roma con un funerale che ha scandalizzato l'Italia e il mondo. Marino, però, preferisce concludere le sue vacanze, rinunciando a ridurre di qualche giorno la villeggiatura. Scelta che ha fatto imbufalire i cittadini e i colleghi di maggioranza, considerando che proprio in quei giorni il governo decideva se sciogliere o meno il comune per mafia.
Renzi e Alfano decidono di mantenere in piedi la giunta, ma Marino viene di fatto commissariato con "la badante" Gabrielli. Nemmeno qualche giorno, che un nuovo scandalo investe il sindaco: va a Filadelfia per seguire il Papa - dice lui - "senza che spendere un euro dei contribuenti". Ma pian piano comincia a venire fuori che per mandare il sindaco negli Usa dalle casse del Comune sono usciti 22mila euro. Anche Bergoglio, irritato, dice che "il sindaco non l'ho invitato io, chiaro?". Marino si difende e decide di pubblicare gli scontrini di tutte le sue "spese di rappresentanza".
Mossa folle: gran parte dei presunti commensali smentiscono di aver mangiato con lui.
E i ristoratori confermano che Marino andò da loro per cene di famiglia e non per motivi di lavoro. Senza contare l'irragionevolezza dei vini pregiati pagati coi soldi dei contribuenti.In due anni è crollata l'immagine del'outsider, chirurgo di fama, pulito e incorruttibile. Ed ora anche ex sindaco.
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