Per un errore di trascrizione il casolare di Peppino Impastato torna al figlio di don Tano

Il prossimo 26 aprile il comune di Cinisi, nel Palermitano, dovrà restituire al figlio di don Tano Badalamenti il casolare confiscato al boss. Tutto per un errore nel decreto dell'Agenzia nazionale per i beni confiscati

Per un errore di trascrizione il casolare di Peppino Impastato torna al figlio di don Tano

Il casolare dove è stato ucciso Peppino Impastato è al centro di una vicenda surreale. Per un errore nel decreto di confisca commesso tanti anni fa, l'Agenzia nazionale per i beni confiscati, deve restituire Casa Felicia al figlio del capomafia di Cinisi, don Tano Baldalamenti, condannato per essere il mandante dell'omicidio di Peppino Impastato. Il prossimo 26 aprile il bene dovrà essere restituito dal Comune all'erede. Ci sono due sentenze, di cui una definitiva, che stabiliscono che il casolare di contrada Uliveto, tolto al boss e assegnato nel 2010 al Comune di Cinisi, debba ritornare al legittimo erede. L'episodio è surreale perché il casolare, dopo un restauro costato 400 mila euro, era stato legittimamente affidato dal comune di Cinisi all’Associazione “Casa Felicia”. A sua volta il Comune lo aveva ottenuto dalla Regione Sicilia che nel dicembre 2020 aveva dichiarato che il casolare, che prende il nome della coraggiosa mamma di Peppino Impastato, era ufficialmente rientrato nel patrimonio della Regione dopo una procedura di esproprio lunga e complicata. Alla fine il comune di Cinisi e la Città metropolitana di Palermo avevano deciso di destinarlo ad attività sociali e di recupero della memoria. Un modo per tenere viva la speranza e il ricordo di Peppino Impastato e di tutte le vittime di mafia.

"Sconcerto e incredulità"

La Cgil esprime incredulità e sconcerto per il fatto che, per un errore nel decreto di confisca commesso tanti anni fa, l'Agenzia nazionale per i beni confiscati debba restituire Casa Felicia al figlio del capomafia di Cinisi condannato per essere il mandante del'omicidio di Peppino Impastato.“È incredibile che, per un errore nelle procedure, il prossimo 26 aprile si dovrà restituire al figlio di don Tano il casolare confiscato al boss Badalamenti”, dicono il segretario generale Cgil Palermo Mario Ridulfo e il responsabile del dipartimento legalità della Cgil Palermo Dino Paternostro, che esprimono solidarietà e sostegno alla famiglia Impastato affinché venga individuata una soluzione diversa.

"Spesi soldi pubblici"

In una nota l'Associazione Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato rivendica il bene che negli è stato oggetto di una importante riqualifica. "Se c'è stato un 'errore' vogliamo capire chi ne ha la responsabilità, anche perché - aggiunge la nota - questo ha determinato la spesa di molti soldi pubblici. Leonardo Badalamenti nell'agosto del 2020, con la scusa di rivendicare un suo diritto, aveva rotto le serrature di questo immobile - spiegano le associazioni - per appropriarsene con la forza". Negli ultimi due anni il Comune ha dato a Casa Memoria Impastato la gestione del bene, che da allora è stato visitato da centinaia di giovani. Poi l'improvvisa notizia arrivata al Comune di Cinisi con sole 24 ore di anticipo: l'Agenzia nazionale dei beni sequestrati alla criminalità organizzata aveva notificato la revoca della confisca e le operazioni di immissione in possesso erano fissate per il 25 febbraio, appuntamento rinviato al 29 aprile".

Il Comune, con una delibera, ha dichiarato la volontà di mantenere la proprietà e il possesso del bene e di avvalersi della facoltà della restituzione per equivalente. "Per quanto ci riguarda, dichiariamo l'intenzione di porre in atto la nostra resistenza - concludono le associazioni - affinché questo bene non ritorni a Leonardo Badalamenti".

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