La fine dell'era dei giustizialisti

Piercamillo Davigo è il padre di un aforisma, "non esistono innocenti ma solo colpevoli non ancora scoperti", una massima efficace ma aberrante.

La fine dell'era dei giustizialisti

Piercamillo Davigo è il padre di un aforisma, «non esistono innocenti ma solo colpevoli non ancora scoperti», una massima efficace ma aberrante. È anche perché la troviamo tale che confidiamo nella sua innocenza, ora che ha ricevuto un avviso di garanzia per violazione di segreto di ufficio. In un Paese civile, esso non dovrebbe recare danno a chi lo riceve, perché potrebbe essere innocente (e lo resta fino al terzo grado di giudizio). Ma sappiamo che in Italia sono state distrutte carriere politiche e manageriali, partiti e spezzate vite umane solo per un avviso di garanzia.

E tutto iniziò con Tangentopoli, una stagione non ancora finita: anzi, la barbarie giustizialista, a un certo punto, non più garantita dall'ex Pci, suo interprete per tanti anni, si è spostata sui 5 stelle, in una versione ancora più agghiacciante. Davigo è stato percepito come il simbolo, il trait d'union tra le due stagioni: quella del giustizialismo originario di Mani pulite e quella del giustizialismo fattosi partito, con i 5 stelle. Mentre negli anni Novanta fu secondo, a fama, solo a Di Pietro, in quella pentastellata i grillini avevano lui come punto di riferimento. L'avviso di garanzia (che resta tale, ripetiamo) suona quindi simbolicamente come una caduta degli dei del giustizialismo e come il segno di fratture interne alla magistratura italiana, conseguenti alla bomba Palamara, cioè all'eroica testimonianza dell'ormai ex pm.

Dove porterà questa frattura è difficile dire. Certo va letta come il segnale che, almeno a livello europeo, il ruolo della magistratura sta mutando. O, per meglio dire, si sta rafforzando il peso della magistratura internazionale, quella delle Corti, che ormai fa giurisprudenza anche sovrapponendosi ai vari parlamenti nazionali. Mentre sembra più indebolita o, almeno, in crisi, la «vecchia» magistratura «nazionale». Prova ne è l'avviso di garanzia ricevuto nelle stesse ore dal ministro della Giustizia francese Eric Dupond-Moretti, un ex avvocato che aveva battagliato molto con i magistrati francesi. Che ora lo mettono in difficoltà in un sistema che, diversamente da quello italiano, prevede un controllo dell'esecutivo sulle toghe.

Un evento mai accaduto Oltralpe e che pare più un segno di debolezza. Di certo i rapporti tra politica e magistratura nei prossimi anni saranno diversi dal passato: e la prima dovrà assolutamente ritrovare il proprio ruolo.

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