Friuli, preside vieta il velo islamico a scuola

Il dirigente Aldo Durì spiega i motivi del provvedimento: “Per evitare razzismo e provocazioni”

Friuli, preside vieta il velo islamico a scuola

Niente velo islamico nelle aule. All’Istituto Tecnico Malignani di Cervignano del Friuli (in provincia di Udine) il preside Aldo Durì ha diramato una circolare per vietare il copricapo della religione islamica.

Il provvedimento, reso noto dal Messaggero Veneto, coinvolgerà un totale di sei istituti della Bassa friulana sotto la giurisdizione del Malignani. Il dirigente scolastico spiega che la misura è stata adottata per combattere l’Islamofobia crescente. A Cervignano, infatti, uno studente egiziano è stato aggredito da un compagno di classe (friulano) riportando una prognosi di sette giorni, dopo una lite tra i banchi in occasione di una verifica scritta.

“Ci tocca amaramente constatare – si legge nell’avviso – che da quando i jihadisti dell'Isis hanno scatenato con la brutalità dei loro attacchi una guerra totale contro l'Occidente, gli Sciti, gli infedelì di tutte le specie, compresi i sunniti moderati, perseguendo l'idea folle di restaurare il califfato islamico, tra i nostri studenti si sono diffusi sentimenti ostili ai musulmani e in genere agli arabi, che costituiscono una numerosa comunità nella nostra scuola”.

Dunque, onde evitare discriminazioni ed episodi spiacevoli, le ragazze musulmane non potranno più indossare l’hijab all’interno delle scuole. Nella circolare si legge ancora: “Non esistono e non devono esistere guerre di religione a scuola. Le armi che dobbiamo utilizzare per prevenire questi patetici fenomeni sono la persuasione, la riflessione, il confronto, la testimonianza di chi nella vita ha patito soprusi e discriminazioni in nome della propria etnia, condizione, religione o ideologia. La parola d'ordine d'ora innanzi sarà tolleranza zero”.

Aldo Durì, infine, rivendica la laicità della scuola italiana, condannando l’uso di qualsiasi segno palese di identità religiosa: “Essendo la scuola italiana laica e indifferente al credo professato dagli allievi e dalle loro famiglie non sarà accettata, da parte di nessuno, l’ostentazione e l’esibizione, specialmente se imposta, dei segni esteriori della propria confessione religiosa, anche perché essa, in fin dei conti, può essere colta come una provocazione e suscitare reazioni di ostracismo, disprezzo o rifiuto. Tale è, ad esempio, il fazzoletto o velo che copre talvolta i capelli e parte del viso delle ragazze musulmane. Libere di servirsene all’esterno della scuola ma non in classe, anche perché a nessuno è permesso di indossare copricapi nell’ambito dell’attività didattica, come forma elementare di educazione.

Anche su queste manifestazioni che mirano a sottolineare e rivendicare la diversità, con l’unico risultato di provocare per reazione l’ostilità dei compagni, sarà massima la vigilanza e nessun permissivismo mascherato da libertaria tolleranza sarà ammissibile”.

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