Garlasco, nuove indagini sui pedali della bici

Gli inquirenti hanno anche sentito un ex compagno di liceo di Stasi

Garlasco, nuove indagini sui pedali della bici

Si torna a parlare del delitto di Garlasco. La Procura di Milano continua a indagare sul presunto scambio di pedali tra le due biciclette in possesso di Alberto Stasi, un "fronte" aperto nei mesi scorsi dalle indagini difensive del legale di parte civile, l’avvocato Gian Luigi Tizzoni. Estate di intenso lavoro per il pg Laura Barbaini, che rappresenta l’accusa nel processo d’appello bis a carico di Alberto Stasi, imputato per l’omicidio di Chiara Poggi.
Alla fine di luglio è stato convocato nel suo ufficio, come persona informata sui fatti, Marco Panzarasa, ex compagno di liceo di Stasi, con cui aveva condiviso anche una vacanza studio in Inghilterra. La mattina del 13 agosto 2007, quando Chiara fu uccisa, si trovava in vacanza in Liguria. Ieri per la seconda volta è stato ascoltato dal pg Barbaini un produttore di pedali e, a quanto si è appreso, nelle settimane passate gli uomini del Gico della Guardia di Finanza hanno acquisito documentazione relativa all’ipotizzato scambio dei pedali nella ditta del papà di Alberto, Nicola Stasi, morto dopo la sentenza di Cassazione che ha "cancellato" la doppia assoluzione del figlio, ordinando l’appello bis. Sono stati sentiti, inoltre, i dipendenti dell’officina e altre persone ritenute interessanti ai fini dell’indagine per le loro conoscenze "tecniche" sulle biciclette.
Le nuove indagini della Procura generale ruotano attorno al "colpo di scena" introdotto nella complicata trama del delitto da Tizzoni che, in una memoria depositata alla Corte d’Assise nel giugno scorso, ha ipotizzato lo scambio dei pedali di due biciclette. Su quella nera, vista da una testimone davanti alla casa di Chiara Poggi, sarebbero state montate parti di un’altra bici sulla quale era stato trovato il dna della vittima. Di qui la nuova ricostruzione della parte civile: "Quella mattina Stasi ha usato la bicicletta nera per andare da Chiara, tornando a casa dopo averla uccisa ha lasciato sul pedale tracce del sangue (ma i consulenti di Stasi negano che sia sangue, ndr) dopodichè, sapendo di una testimone che raccontava della bicicletta nera, ha scambiato i pedali convinto che gli inquirenti avrebbero sequestrato proprio quella nera della donna, visto che la testimone ne parlava, e non quella bordeaux che nessuno aveva collocato sulla scena del delitto". La bici nera è stata sequestrata e portata in aula solo durante l’appello bis in cui la Procura generale, seguendo le indicazioni della Cassazione, ha disposto la rinnovazione del dibattimento con nuove perizie e analisi.

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