Marino D'Amore, criminologo e docente all'università Niccolò Cusano, lancia una dura accusa ai soccorsi ufficiali che erano impegnati nelle ricerche per ritrovare Viviana, la dj 43enne, e il figlio Gioele, scomparsi la mattina del 3 agosto e ritrovati morti a distanza di dieci giorni l’uno dall’altra. Il corpo della madre è stato infatti rinvenuto sabato 8 agosto, mentre i resti del bambino sono stati trovati solo il 18 agosto. I dubbi che qualcosa non abbia funzionato nelle ricerche sembrano venire da più parti. Dopo che il papà di Gioele ha fatto un esposto alla procura di Patti proprio per chiedere un’ulteriore indagine sulla macchina dei soccorsi scesa in campo per cercare sua moglie e suo figlio, adesso anche il criminologo solleva qualche dubbio sull’efficienza dei soccorsi ufficiali.
"Commessi errori evidenti nelle ricerche"
D’Amore ha dichiarato all’Adnk che “sono stati commessi errori evidenti nelle ricerche, non è possibile che il corpo della madre venga ritrovato così in ritardo con le nuove tecnologie e che quello del figlio a così tanta distanza di tempo, nonostante l'area, una volta inquadrata, fosse abbastanza circoscritta. Sono emersi video che sottolineano questa superficialità nelle ricerche. L'altro elemento importante, conseguente a questo, è che il passaggio eccessivo di tempo ha causato notevoli difficoltà nella ricostruzione della vicenda, non avendo a disposizione materiale per gli esami autoptici, considerata la condizione dei corpi, per troppi giorni in balia di animali selvatici e agenti esterni". C’è infatti da ricordare che a ritrovare ciò che restava del corpicino del bimbo è stato uno dei volontari scesi in campo per aiutare il padre Daniele a ritrovare il suo amato bambino, e non i soccorsi ufficilai. Si trovava tra l’altro a poca distanza dal luogo di ritrovamento del cadavere della mamma. Il criminologo ha anche sottolineato che in questo momento la tesi maggiormente valida sarebbe quella secondo cui Gioele è rimasto ferito gravemente durante l’incidente avvenuto tra l’auto che guidava la madre e il furgoncino. Poco dopo il bimbo sarebbe morto a causa delle gravi ferite riportate nel violento urto. Viviana, in preda alla disperazione, avrebbe quindi deciso di togliersi la vita lanciandosi da un traliccio.
I tanti interrogativi
D’Amore non crede più alla sindrome di Medea, inizialmente pensata da molti, e cioè al fatto che la mamma avesse ucciso il proprio figlio per fare un dispetto al marito. Gli interrogativi sollevati dal professore sono comunque tanti: “Perché ha fatto così pochi chilometri di autostrada? Perché dopo l'incidente ha lasciato la macchina e se ne è andata? Perché, soprattutto, si è inoltrata nel bosco? Paradossalmente, con tutti i dubbi del caso, sembra essere più chiara la causa della morte che la dinamica che ha portato poi a quell'epilogo e credo purtroppo che, alla luce di questi ritardi e di questa superficialità, la dinamica verrà ricostruita molto difficilmente. Non vedo soluzione per gli inquirenti. Non ci sarà mai la certezza, è possibile fare delle ipotesi credibili ma da qui a dare una tesi definitiva sulla dinamica è dura". Se questo è vero, le tante domande sul giallo di Caronia non avranno mai una risposta certa.
Un vertice per fare il punto sulle indagini
Intanto, la prossima settimana al Policlinico di Messina si terrà un vertice tra i consulenti medici e gli specialisti nominati dal Procuratore di Patti, Angelo Vittorio Cavallo. Il procuratore sta coordinando fin dall’inizio l’inchiesta sulla morte della 43enne e del figlio. L'incontro previsto dovrebbe servire a fare il punto sulle indagini mediche sui resti di Viviana e Gioele.
Saranno presenti anche i medici legali della Procura Elvira Ventura Spagnolo e Daniela Sapienza, oltre ad altri periti nominati dal magistrato come la geologa forense Roberta Somma. Probabilmente interverrà anche il docente ed entomologo forense Stefano Vanin che aveva preso parte all'autopsia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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