Il governo si dia una mossa

Ieri, per la prima volta dall'inizio della guerra in Ucraina, il ministro del Tesoro Daniele Franco ha "aperto" a iniziative straordinarie del governo per venire incontro all'emergenza energetica e all'aumento dei prezzi in generale.

Il governo si dia una mossa

Ieri, per la prima volta dall'inizio della guerra in Ucraina, il ministro del Tesoro Daniele Franco ha «aperto» a iniziative straordinarie del governo per venire incontro all'emergenza energetica e all'aumento dei prezzi in generale. Una situazione che sta assumendo contorni drammatici, con le corse all'accaparramento nei supermercati e i primi fermi dei settori economici che non possono pagare la benzina il 30% in più di settimana scorsa e il gas più del doppio di un anno fa. Vedremo nei prossimi giorni se si tratta di un primo passo verso lo scostamento di bilancio, cioè lo stanziamento di nuove risorse pubbliche da mettere in campo, finora escluse. Il punto ci pare proprio questo, la lentezza con la quale il governo sta affrontando il momento grave che il Paese sta vivendo, appena uscito dall'emergenza della pandemia. Il premier Mario Draghi ha ieri detto che «non siamo in un'economia di guerra», parlando di «allarmi esagerati». Ora, posto che manca una definizione universale, forse questa che stiamo vivendo non corrisponderà accademicamente a un'«economia di guerra», ma gli assomiglia assai. In ogni caso, di fronte alla prospettiva di tenere il riscaldamento al minimo, razionare l'acqua calda, stare un po' al buio e rinunciare ad andare in giro per il costo della benzina, una reazione del governo più decisa non offenderebbe nessuno. Non si può agire come se fossimo ancora in pace quando, con ogni evidenza, siamo entrati in un tempo di guerra. Una guerra che combattiamo senza esercito, ma nella quale siamo tutti coinvolti e per la quale pagheremo senz'altro un prezzo, di cui stiamo versando le prime rate. Ecco allora che, là dove il governo può intervenire, ci aspettiamo che lo faccia al più presto. Per esempio con la benzina: gli italiani hanno pagato in tempo di pace i carburanti più cari d'Europa perché carichi di tasse. Negli ultimi decenni del secolo scorso, chi abitava vicino ai confini del nord Italia andava volentieri a fare il pieno in Svizzera o, più tardi, in Slovenia. Ebbene, non sarebbe oggi il caso di sospendere le accise che pesano, al lordo dell'Iva, per 88 centesimi al litro? Se non ora, quando? La Francia ha appena annunciato uno sconto di 15 cent., gli Usa lo stanno facendo.

Certo, il contraltare è sempre lo stesso: nuovo debito pubblico. Ma questa è una storia che viene da lontano e che, in un'economia di guerra, va messa almeno temporaneamente da parte. Poi ci sarà il tempo di fare strategie più articolate. Ma adesso quel tempo non c'è.

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